17 maggio 2017 15:15

Gentile bibliopatologo,
fin da bambina scelgo i libri a caso. Non sfoglio, non leggo recensioni, non guardo copertine: leggo il titolo e decido immediatamente se comprare oppure no. Succede con qualsiasi genere e qualsiasi autore, anche se ovviamente mi capita di scegliere altre opere dello stesso autore se la prima (scelta a caso) mi è piaciuta. E la cosa stupefacente è proprio questa: rarissimamente ho comprato libri che poi non mi sono piaciuti. Vuol dire che non sono una vera lettrice, così come “chi è amico di tutti non ha amici”?
–Claudia

Cara Claudia,
forse avrai sentito parlare di una forma di divinazione chiamata bibliomanzia, attestata dall’antichità all’età moderna. Funzionava così: si apriva a caso un libro – di solito i poemi omerici, l’Eneide o la Bibbia – e nelle prime parole capitate sotto gli occhi si cercava risposta alla propria interrogazione. La usavano i santi, come Agostino che s’imbatté in una frase della Lettera ai romani e ne restò illuminato; ma la usavano anche i meno santi, come Giacomo Casanova che interpellò l’Orlando furioso per la sua fuga dai Piombi. Religioso o magico che fosse, il presupposto della bibliomanzia era la credenza in qualcosa di molto diverso da ciò che noi moderni chiamiamo caso. Ma sospetto che anche la tua – come chiamarla? – bibliotecomanzia abbia poco a che fare con l’aleatorietà, neppure con quella dei giocatori d’azzardo o dei dadaisti. E ancor meno ha a che fare con un’oscura e improvvisa ispirazione.

Chissà se il tuo metodo divinatorio ti ha mai guidato al classico saggio di Edgar Allan Poe La filosofia della composizione, la più sonora confutazione del mito romantico dell’ispirazione repentina, della poesia nata di getto in una notte tempestosa, del sovrumano solletico delle muse. Raccontando come scrisse la poesia Il corvo, Poe annunciava: “È mia intenzione dimostrare che nessuna parte di essa fu dovuta al caso o all’intuizione, che l’opera procedette, passo passo, al suo compimento con la precisione e la rigida conseguenza di un problema matematico”.

Ora, la scelta di un libro è un problema matematico assai meno complesso della composizione di un poema di diciotto stanze in ottametri trocaici. Ma se provassi anche tu a cavarne una filosofia, sono quasi certo che arriveresti alla conclusione che il caso gioca, nelle tue decisioni, un ruolo del tutto marginale. Più che da Poe, tuttavia, ti suggerisco di partire da un’esperienza molto quotidiana – almeno per le generazioni cresciute tra l’avvento del telecomando e il declino della tv. Parlo dello zapping.

Si passa da un canale all’altro, e in meno di un secondo si è in grado di capire che cosa si ha davanti: una sitcom, un notiziario, un film hollywoodiano, un gioco a premi, una pubblicità. Eppure, in quel tempo irrisorio la nostra mente compie un grandissimo numero di operazioni, e attinge a un’informe quanto vasta enciclopedia latente. Se uno studioso di letteratura fosse in grado di riconoscere generi, stili e scrittori da mezza frase a caso lo considereremmo un portento. Ecco, ogni giorno facciamo qualcosa di simile con i programmi televisivi.

Tu dici di leggere solo il titolo, da cui pure si possono dedurre molte cose. Ma il titolo non fluttua nel vuoto, e io sono certo che con la coda dell’occhio – o anche, se vogliamo farla più difficile, tramite l’“inconscio ottico” di cui parlava Walter Benjamin – carpisci non meno informazioni di quante ce ne sono in un’inquadratura televisiva captata frettolosamente. La copertina, i caratteri, l’impaginazione, l’illustrazione, il tipo di carta e una miriade di altri dettagli del paratesto. Probabilmente, se leggessi un titolo come Una scrittura femminile azzurro pallido nella sezione della chick-lit, su una copertina tutta colorata con una ragazzina che tiene in mano un lecca-lecca, lo lasceresti sullo scaffale; invece lo trovi su un Adelphi con illustrazione di Richard Müller, e sei già in Mitteleuropa.

Non sei amica di tutti i libri, affatto; probabilmente hai idiosincrasie ben più violente di chi soppesa i libri chiedendosi per lunghi minuti se comprarli o no. Sei semplicemente la selezionatrice più veloce del west. Ogni autore, ogni editore farebbe bene a temerti.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it

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