03 ottobre 2015 13:49

Il Teatro Nuovo di Ferrara ha ospitato un dibattito sulle prospettive presenti e future della sinistra italiana, a cui hanno partecipato il corrispondente in Italia per Die Tageszeitung, Michael Braun, la giornalista del Wall Street Journal Giada Zampano e per le ultime battute (complice un ritardo aereo) il giornalista francese Pierre de Gasquet di Les Echos. Ha condotto e moderato il dibattito la giornalista di Rai Tre Bianca Berlinguer.
La domanda con cui si apre il dibattito è: ha sempre senso parlare di sinistra nel nostro paese dopo la sconfitta dei socialismi tradizionali? Interviene in proposito Braun, sottolineando come l’uso di categorie tradizionali, come quelle di destra e sinistra, sia stato progressivamente abbandonato in favore di una convergenza verso il centro. La sinistra si è convinta che solo “non essendo sinistra” può vincere, lasciando che il gap delle disuguaglianze sociali si allargasse a dismisura. Così facendo ha perso la base del suo elettorato, che si è rifugiata nell’astensione o addirittura nei movimenti populisti di destra.
Berlinguer domanda quindi a Giada Zampano se la frantumazione della base sociale della sinistra è indice della sua fine. La giornalista del Wall Street Journal ricorda che, in un’era di politica postideologica, ciò che conta è principalmente la figura del leader. Renzi è stato svelto a raccogliere l’eredità di Berlusconi sulla personalizzazione della politica, e in questo senso rappresenta una continuità piuttosto che una rottura rispetto al passato. Un effetto collaterale di questo processo è stato che gli spazi vuoti lasciati da Renzi sono stati riempiti da Grillo, pronto ad appropriarsi di contenuti tradizionalmente di sinistra come la questione del reddito di cittadinanza.
Berlinguer interviene chiedendo se quindi, secondo gli ospiti, in Grecia è stato Tsipras a vincere come leader o Syriza come partito. Braun invita a non dimenticare che Syriza è un movimento nato dal basso, che ha raccolto le istanze sociali di quella parte di popolazione che aveva perso rappresentanza – al contrario di ciò che succede nella sinistra italiana. Questo ha reso Syriza credibile e gli ha concesso di vincere, sebbene un leader capace come Tsipras sia stato d’aiuto.
La moderatrice fa notare che qualcosa di strano c’è stato anche nella reazione alla recente crisi umanitaria dei migranti, dato che la prima riposta non è arrivata dalle sinistre europee ma da Angela Merkel. Zampano interviene sottolineando come questa crisi sia un test di sopravvivenza per l’Europa stessa, poiché se l’Unione non sarà in grado di dare una risposta credibile e unitaria si rischia di dover mettere in discussione la sua stessa esistenza. Ben venga la risposta emotiva della Merkel, ma a questa devono seguire regolamentazioni serie che tutti i membri devono rispettare.
Si passa quindi a commentare la vittoria di Jeremy Corbyn nelle primarie del partito laburista britannico. Berlinguer chiede se potrà mai riuscire al PD ciò che storicamente è sempre riuscito al Labour, ovvero tenere insieme anime molto diverse senza frantumarsi. Michael Braun afferma che l’aspetto più interessante sarà vedere se Corbyn realmente rispetta gli impegni che si è preso in campagna elettorale, affrontando temi davvero di sinistra come la riduzione delle disuguaglianze o la ridistribuzione della ricchezza; questo potrebbe dimostrare – specialmente alla sinistra italiana – che non è necessario stare al centro per conquistare la fiducia della gente e vincere le elezioni. Berlinguer fa notare che, di fatto, nessuno in Italia ha mai vinto le elezioni allontanandosi dal centro, e Zampano mette in rilievo che di certo non ce lo possiamo aspettare da Renzi, vista la sua storia politica e le sue radici nella DC.
In conclusione, la discussione si concentra su Renzi. Data la scarsa progettualità e la mancanza di leader a sinistra del PD (Braun), è vero che l’attuale Presidente del Consiglio è l’unica alternativa? Pierre de Gasquet, di Les Echos, paragona la situazione della sinistra italiana a quella francese, riconoscendo a Renzi la capacità di tenere insieme il partito, a differenza del partito socialista francese che è ancora molto diviso al suo interno; vede comunque Renzi come il candidato più credibile. Braun afferma che l’unica alternativa concreta a Renzi può essere il M5S, stando alle proiezioni, poiché gli elettori ormai non vedono più le elezioni come alternanza destra-sinistra ma come occasione di rottura col passato. Zampano dice che questo è possibile perché Renzi è stato bravo a costruire una narrativa in cui viene identificato come ʻultima speranza’, seguendo una spinta già in atto nei governi Monti e Letta.

(Alice Marsili)

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