04 ottobre 2015 12:53

Davanti ad un pubblico gremito presso il Teatro Nuovo gli scrittori Hassan Blasim, Inaam Kachachi e Ahmed Saadawi si sono raccontati e hanno parlato dei personaggi dei loro libri, attraverso i quali hanno provano a spiegare la dura realtà irachena.

Per far capire quanto sia difficile vivere in Iraq, Ahmed Saadawi, autore del libro Frankenstein in Baghdad, ha spiegato quanto diversa sia la concezione della morte fra Occidente ed Oriente. “In Iraq la morte non fa paura. Fa parte della quotidianità irachena incontrare la morte per le strade di Baghdad”, ha dichiarato.
Negli ultimi anni, con l’Isis che usa come strategia di terrore gli attentati suicidi, “il popolo iracheno ha imparato a convivere con la morte”, ha spiegato Hassan Blasim, autore di Il matto di Piazza della libertà “a tal punto che nella vita di tutti i giorni, si esorcizza la paura di essa con il sarcasmo, giocando anche con il macabro”. “È normale sentire barzellette sulla morte” ha aggiunto Ahmed Saadawi, che ha poi voluto raccontarne una.

Tutti e tre gli scrittori infatti scongiurano il timore della morte e raccontano la realtà irachena attraverso gli occhi dei personaggi che descrivono nei loro libri. “Ma non è facile trasmettere all’Occidente ciò che succede in Iraq”, ha spiegato Hassan Blasim, “perché il mondo occidentali ha ormai una propria idea di quello orientale, condizionata e filtrata principalmente da due elementi: dai media occidentali e dagli organi di partito. Perché l’Occidente possa capire veramente ciò che sta succedendo nel medio oriente – continua - occorre che ne capisca la sua cultura, andando a leggere la sua letteratura”.

Anche Inaam Kachachi, scrittrice del libro I cuori sono ruscelli che scorrono, ha concordato con il pensiero di Hassan Blasime ha aggiunto: “Gli occidentali devono anche imparare a leggere la loro società, perché quando un giovane europeo decide di convertirsi all’Islam e si arruola nell’Isis muore già in Europa, prima ancora di partire per andare a combattere”.

L’incontro si è concluso si è poi concluso con una confessione di Ahmed Saadawi, l’unico dei tre scrittori che ha decido di rimanere ancora a vive in Iraq. “Non so spiegarmi perché rimango ancora a Baghdad, so solo che non riesco a vedere la mia vita fuori dall’Iraq, fuori dalla mia camera, in cui mi rifugio a scrivere aspettando che uno dei miei personaggi mi venga a bussare alla porta”.

(Elsa Pasqual)

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