04 ottobre 2015 11:44

Riassumere la propria vita in dodici minuti sarebbe difficile per chiunque. Tanto più in una lingua straniera. Lee Hyeonseo ci ha messo un anno per prepararsi alla sua Ted conference. “Quando ero giovane, pensavo che il mio paese fosse il migliore del mondo”: comincia così il suo intervento, che ha avuto più di quattro milioni di visualizzazioni.

La storia raccontata da Lee, che oggi ha 34 anni, è molto diversa da quelli della maggior parte dei nordcoreani che sono riusciti a fuggire in Corea del Sud. Ha sopportato delle sofferenze – da bambina ha assistito a un’esecuzione, per 14 anni è stata separata dalla sua famiglia – ma non insormontabili. Lee apparteneva alla casta dei fedeli del regime, meno perseguitata.

A differenza dei suoi compatrioti, fondamentalmente confinati nelle loro città, ha vissuto in varie parti del paese. E – soprattutto – non è fuggita né per la fame né per i disaccordi con il regime, ma per curiosità, un atteggiamento che sembra estraneo ai cittadini nordcoreani. “Essere ignorante in Corea del Nord è il modo più sicuro per sopravvivere”, sottolinea Lee. Nel 2013 è stata la prima nordcoreana a raccontare la sua storia a un pubblico occidentale senza la mediazione di un traduttore. E questo ha moltiplicato la forza del suo messaggio. “I miei dodici minuti hanno fatto più di dieci anni di lavoro delle ong”, dice orgogliosa.

Colta e intelligente, la sua padronanza del mandarino è stata fondamentale per farsi accettare fuori dal suo paese dopo essere fuggita prima in Cina e poi a Seoul. Come altri esuli accolti in Corea del Sud, Lee è stata una fugace stella della tv e nel 2012 ha partecipato a un incontro tra nordcoreani avvenuto davanti alle telecamere. “Altre donne hanno detto di essere state usate come schiave sessuali, ma la mia storia è diversa: è a lieto fine”.

Hyeonseo Lee si è sposata con il volontario statunitense che le insegnava inglese a Seoul. È stata sua l’idea di presentare la storia di Lee in una Ted conference. Oggi Lee ha abbandonato il sogno giovanile di fare l’imprenditrice e di viaggiare, e ha preferito diventare un’attivista per i diritti umani e scrivere la sua storia. Ora le vittime del paese più repressivo del mondo hanno una voce che parla inglese.

Lee Hyeonseo presenterà il suo libro La ragazza dai sette nomi a Ferrara il 4 ottobre al chiostro di San Paolo alle 14.

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