16 dicembre 2014 11:55

Nei dintorni di Joškar-Ola, nella Repubblica dei Mari, un’area rurale della Russia centrale, vive una popolazione di circa 600mila persone di origine finnica. Sono i mari, parlano una lingua appartenente al ceppo ugro-finnico e sono l’ultima popolazione pagana dell’occidente.

Si sono insediati in questo territorio intorno al quinto secolo e vivono in rapporto simbiotico con la natura, che viene celebrata come base della loro esistenza: la fede mari venera infatti le divinità dei quattro elementi naturali. Nel cinquecento Ivan il terribile impose loro la cristianità e il territorio fu annesso all’impero russo, ma i mari conservano nel proprio credo molti elementi precristiani. Nel novecento, con la nascita dell’Unione Sovietica, ai mari fu proibito ufficialmente di celebrare rituali e sacrifici.

Oggi la povertà e la disoccupazione – cresciute con la crisi del modello economico dei mari, basato su agricoltura e allevamento – spingono i giovani a emigrare verso le grandi città in cerca di un futuro stabile, abbandonando i villaggi e le antiche tradizioni.

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