18 maggio 2015 18:20

Negli anni settanta, molte donne nate durante o subito dopo la seconda guerra mondiale ebbero per la prima volta la possibilità di studiare in un’accademia o in una scuola d’arte. Fu un modo per emanciparsi dal ruolo che tradizionalmente avevano avuto nel mondo dell’arte e di trasformarsi da muse o modelle in autrici che sfruttavano nuovi linguaggi, tra cui la fotografia, il video e la performance.

Le loro opere infransero le norme sociali che fino a quel momento avevano regolato il mondo dell’arte, e modificarono dall’interno una realtà dominata principalmente dagli uomini. Sull’onda del movimento femminista e delle lotte per i diritti civili, guadagnarono più spazio nel dibattito sociale e il riconoscimento da parte del pubblico.

Presentando il lavoro di una trentina di artiste, la mostra The feminist avant-garde of the 1970s, documenta attraverso più di 150 opere il modo in cui, come mai prima, le protagoniste di quegli anni hanno ridefinito l’immagine della donna.

“Con ironia, delicatezza e provocazione, queste artiste hanno smontato e ricostruito la tradizionale iconografia femminile”, spiega la curatrice della mostra Gabriele Schor. I loro lavori hanno indagato la dimensione, spesso monolitica, in cui le donne vivevano, quella della casalinga o della madre, e allo stesso tempo hanno affrontato il tema del corpo femminile in quanto simbolo di bellezza e sensualità.

Molte di loro hanno preferito la fotografia alla pittura e alla scultura: “In tante ci siamo avvicinate alla fotografia. Non volevamo entrare nel mondo della pittura dominato dagli uomini e, visto che non c’erano molti artisti che usavano la fotografia, abbiamo pensato di provarci noi”, racconta la fotografa Cindy Sherman.

Sherman, che è una delle artiste esposte, ha sempre scattato foto di se stessa ritratta in travestimenti usati per raccontare l’identità, la vulnerabilità e il potere. Tra le altre fotografe in mostra anche Francesca Woodman con i suoi scenari attentamente illuminati tra specchi impolverati e lenzuola mosse dal vento. “Woodman non era interessata solo all’immagine femminile. E anche quando non è lei stessa il soggetto delle sue immagini, guardandole si ha sempre l’impressione che si tratti di lei, fisicamente”, commenta il critico Corey Keller.

La mostra, ospitata al museo di arte moderna e contemporanea di Amburgo, durerà fino al 31 maggio 2015.

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