24 novembre 2015 17:07

Le ottocento immagini che compongono la sua opera – e sono state e continuano a essere esposte in tutto il mondo – Francesca Woodman (1958–1981) le ha realizzate quando era ancora una studentessa di arte. Una delle sue compagne di classe ricorda: “Era la più sofisticata tra noi. Aveva 21 anni e già un sacco di persone la invidiavano”.

Quasi tutte in bianco e nero, e scattate tra il 1972 e il 1982, le opere della fotografa statunitense esplorano la sessualità e il corpo, la femminilità e la messa in scena, in gran parte attraverso autoritratti di piccolo formato. La sua figura, o quella di amici e amiche che hanno posato come modelli, è spesso accompagnata da mobili, specchi, muri rovinati, lenzuola che volano al vento. A volte sono sfocate, in altre le persone sono coperte per metà da altri elementi. In altre ancora il suo ritratto è riflesso attraverso uno specchio o un vetro. Sono scatti che rivelano il suo talento per la composizione, per la luce e le ombre. “I fan e i critici tendono a ignorare l’umorismo di Francesca e spesso ne parlano come di una femminista in cui lei non si sarebbe riconosciuta”, raccontano i genitori di Woodman, entrambi artisti.

Francesca Woodman. On being an angel è una mostra di 120 immagini, esposta al museo Moderna di Stoccolma fino al 6 dicembre 2015.

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