25 novembre 2015 18:05

“Tre anni fa, quando ho cominciato a fotografare Charkiv, nell’est dell’Ucraina, mi sono reso conto che le tracce della guerra fredda erano ancora molto visibili sul territorio”. Paolo Ciriega, milanese, classe 1987, spiega così l’inizio del suo progetto Perestrojka. Quello che ha visto è stato un “territorio sospeso nel tempo, dove il futuro faceva fatica a definirsi”, come racconta nel suo cortometraggio U Okraina.

Il progetto Perestrojka, in mostra a Milano alla mc2gallery fino al 18 dicembre 2015, consiste in una serie di immagini che Ciriega ha scattato nei quattro anni in cui ha documentato il conflitto ucraino – dalle proteste di Maidan a Kiev al ruolo della Crimea, al conflitto nel Donbass – e che sono state rielaborate attraverso sovrapposizioni, tagli, corrosioni. Il titolo Perestrojka, che in russo significa ricostruire, e che si riferisce all’insieme delle riforme politiche e economiche introdotte da Michail Gorbaciov nel 1987, è stato scelto da Ciriega proprio per la sua volontà di trovare un nuovo modo di raccontare il conflitto.

Nelle immagini di Ciriega mancano infatti gli elementi più riconducibili alla guerra, come i corpi delle vittime o le armi, in una sorta di autocensura che l’autore si è imposto. Una provocazione rivolta a un altro concetto legato alla perestrojka, la glasnost, la trasparenza che avrebbe dovuto prevedere la lotta alla corruzione e una maggiore libertà di espressione che ancora non è stata raggiunta.

Il lavoro di Ciriega rappresenta “un repertorio iconografico diverso, che ha rielaborato e stravolto il modo consueto di raccontare la guerra”, ha spiegato una delle curatrici della mostra.

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