14 settembre 2016 12:10

Nel cuore della provincia settentrionale dello Shanxi, in Cina, gli abitanti del villaggio di Helin stanno combattendo contro lo sgretolamento del terreno sotto ai loro piedi a causa di decenni di estrazione intensiva del carbone dal sottosuolo.

Nel paese cento miniere sono ormai esaurite e quasi tutti gli edifici della città sono a rischio di crolli, ma le autorità locali non considerano una priorità la messa in sicurezza dei palazzi e la loro evacuazione. In Cina questo problema è molto diffuso in alcune zone, dopo decenni di estrazione selvaggia del carbone. Il governo ha deciso che centinaia di paesi devono essere evacuati a causa del pericolo di crolli.

Solo nella provincia dello Shanxi, 655mila residenti devono essere trasferiti entro la fine del 2017 per ragioni di sicurezza. Il costo degli spostamenti forzati è stato stimato in 15,8 miliardi di yuan (2,37 miliardi di dollari). Secondo i dati diffusi dal governo, l’estrazione del carbone nello Shanxi ha provocato 77 miliardi di yuan di danni ambientali.

Il governo ha individuato 19 “zone disastrate”, che attraversano 23 villaggi e 55 aree interessate da frane in una superficie di appena 13,2 chilometri quadrati. Il ministro delle miniere un mese fa ha dichiarato che sono stati stanziati 75 miliardi di yuan (11,2 miliardi di dollari) per i prossimi cinque anni per mettere in sicurezza le aree di estrazione intensiva del carbone. Ma questa emergenza è concisa con la crisi del settore carbonifero, causato dal declino costante della domanda mondiale di carbone e dall’abbassamento dei prezzi.

La Cina prevede di chiudere circa mille miniere di carbone solo quest’anno, molte delle quali in zone residenziali come Helin, in quanto ha previsto di ridurre del 62 per cento entro il 2020 il consumo totale di energia generata dal carbone.

Le foto sono state scattate dal fotografo Jason Lee nella provincia cinese di Shanxi, tra il 1 e il 2 agosto 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it