04 ottobre 2016 12:56

Per secoli la Spiti valley, incastonata nelle montagne indiane dell’Himalaya, è rimasta un’enclave buddista chiusa ai turisti.

La popolazione viveva secondo codici antichi: condivisione dei prodotti della terra, ospitalità ai vicini, distacco da ogni idea di possesso.

Tutto è cambiato a partire dagli anni novanta, quando il governo ha autorizzato i turisti indiani e stranieri a visitare la valle. Strade, edifici in cemento, pannelli solari sono apparsi in pochi anni mutando il paesaggio di questa valle a quattromila metri d’altitudine.

Quest’anno ci sono stati circa 850 turisti stranieri e almeno il triplo di visitatori interni. Il turismo è rapidamente diventato una delle principali fonti di reddito, dopo l’allevamento e l’agricoltura, e quindi molti dei 13mila abitanti sono soddisfatti dei cambiamenti: alcuni si sono attrezzati per ospitare i viaggiatori e poi mettere il ricavato in comune per usarne una parte le spese della comunità, come le scuole. Per i monaci, inoltre, è un’occasione per diffondere la filosofia buddista.

Alcuni tuttavia cominciano a preoccuparsi per i primi segnali d’inquinamento del fiume e per l’arrivo di mode e abitudini che potrebbero soppiantare i valori tradizionali.

Le foto di Thomas Cytrynowicz sono state scattate nella Spiti Valley ad agosto del 2016.

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