18 novembre 2016 12:24

“Abbiamo perso tutto quello che avevamo, ma non siamo persi”, dice Nathanaelle Bernard, una ragazza haitiana di 19 anni. Era al settimo mese di gravidanza quando l’uragano Matthew si è abbattuto sulle coste di Haiti all’inizio di ottobre, distruggendo la sua piccola casa, portandosi via le sue cose, anche i vestiti e le coperte che era riuscita a conservare per il bambino. L’uragano ha ucciso anche 546 persone e ha spazzato via i progressi degli ultimi anni. Ora Nathanaelle aspetta con ansia la nascita di suo figlio, tra le rovine di una città che non c’è più, con poca acqua e poco cibo. È costretta a dividere una capanna di fortuna con altre cinque persone della famiglia.

Secondo le Nazioni Unite sono 14mila le donne della penisola che partoriranno nei prossimi tre mesi. Il dato è allarmante data la carenza di strutture sanitarie, di acqua pulita e di carne, le persone si nutrono solo di riso e cereali. Le pessime condizioni di igiene attuali hanno anche incrementato le possibilità di contrarre il colera e altre malattie. I rischi legati alla gravidanza e al parto, anche in condizioni normali, sono numerosi: infatti il tasso di mortalità materna di Haiti è il più alto dell’emisfero occidentale.

Le foto sono state scattate da Dieu Nalio Chery, fotografo haitiano dell’Associated press, tra il 31 ottobre e il 1 novembre 2016.

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