10 aprile 2017 13:46

La regione speciale al confine tra Cina e Corea del Nord sarebbe dovuta essere un’area di sviluppo comune tra i due paesi, ma tutti i progetti economici sono in stallo in seguito alle crescenti tensioni nella regione. La zona di frontiera oggi è un area fantasma, tra edifici abbandonati, lotti vuoti e tubi impilati.

Il piano originale per la regione – da trenta miliardi di yuan, circa cinque miliardi di euro – prevedeva di connettere la città cinese di Helong con la zona nordcoreana di Maofeng e la città portuale di Chongjin. L’obiettivo finale era quello di esportare prodotti cinesi e nordcoreani in Europa, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Alcuni villaggi lungo il confine sono stati demoliti per essere trasformati in zone industriali, dove avrebbero lavorato cinesi e nordcoreani. Ma gli edifici adibiti a dormitori per gli operai sono incompleti e la zona economica non ha ancora aperto i battenti.

Nella città cinese di Dandong, sul fiume Yalu, il ponte che avrebbe dovuto connettere Cina e Corea del Nord rimane incompleto: progettato nel 2010 con un investimento di 2,2 miliardi di yuan, simboleggia il fallimento economico nei rapporti tra i due paesi. Nella zona di frontiera la presenza militare cinese è forte e sono stati installati sistemi di allarme contro le intrusioni dei nordcoreani, anche se le recenti inondazioni hanno reso difficile il controllo della zona.

Le relazioni tra Pechino e Pyongyang sono state uno dei temi discussi nell’incontro tra il presidente cinese Xi Jinpig e lo statunitenseDonald Trump, alla cui vigilia la Corea del Nord ha testato l’ennesimo missile a medio raggio lanciandolo verso il Giappone.

Pechino tuttavia non interviene con decisione affermando di non avere abbastanza influenza sul regime nordcoreano, anche perché teme che un intervento forte possa provocare un’ondata di rifugiati nordcoreani in Cina.

Le foto sono state scattate da Damir Sagolj il 3 aprile 2017.

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