22 dicembre 2014 16:39

Radunati in Vaticano vescovi e cardinali di curia per i tradizionali auguri di Natale, papa Francesco ha approfittato dell’incontro per ricordare ai prelati le malattie di cui soffre, o rischia di soffrire, la chiesa e in particolare proprio quella di Roma.

La curia è chiamata a migliorare, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione . Eppure essa, come ogni corpo, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio

  1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile” trascurando i necessari e abituali controlli.
  2. La malattia del “martalismo”, dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù.
  3. La malattia dell’impietrimento mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra; di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non “uomini di Dio”.
  4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo: quando l’apostolo pianifica tutto minuziosamente, diventando così un contabile o un commercialista.
  5. La malattia del mal coordinamento: quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza diventando un’orchestra che produce chiasso perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra.
  6. La malattia dell’Alzheimer spirituale: ossia della dimenticanza della “storia della salvezza”, della storia personale con il Signore.
  7. La malattia della rivalità e della vanagloria: quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita. È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso misticismo.
  8. La malattia della schizofrenia esistenziale: è la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, ove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta.
  9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi: è una malattia grave che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle.
  10. La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio. Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare.
  11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani.
  12. La malattia della faccia funerea: ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili . Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo!
  13. La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro.
  14. La malattia dei circoli chiusi: dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso.
  15. E l’ultima, la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi : quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. È la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Mi viene in mente il ricordo di un sacerdote che chiamava i giornalisti per raccontargli (e inventare) delle cose private proprie e riservate dei propri confratelli e parrocchiani. Per lui contava solo vedersi sulle prime pagine, perché così si sentiva “potente e avvincente”, causando tanto male agli altri e alla chiesa. Poverino!

Cari fratelli! Una volta ho letto che “i sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro”. È una frase molto simpatica ma anche molto vera perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della chiesa. Radio Vaticana

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it