30 gennaio 2015 12:49
Montecitorio, il 30 gennaio 2015. (Annalisa Camilli, Internazionale)

S’abbracciano Nichi Vendola e Guglielmo Epifani, prima di entrare in aula nella seconda giornata di votazioni per l’elezione del presidente della repubblica. Sergio Chiamparino li guarda con le braccia incrociate dietro alla schiena, e annuisce. La candidatura di Sergio Mattarella ha ricomposto le file del centrosinistra, mentre ha aperto una faglia nel panorama già frammentato del centrodestra italiano. L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, chiacchiera in modo fitto con Giulio Tremonti, in un angolo del transatlantico di Montecitorio.

Tutti sanno che la strada da percorrere per l’elezione del presidente è ancora lunga: abbiamo davanti ancora 24 o 36 ore di trattative, e gli strateghi dei diversi schieramenti sono impegnati a fare i conti. Su quanti voti può contare Sergio Mattarella alla quarta votazione, senza l’appoggio di Forza Italia e Nuovo centrodestra? A un primo calcolo sembrerebbero pochi.

Eccoli: 445 voti del Partito democratico, 34 di Sinistra ecologia libertà, 32 di Scelta civica, 13 del gruppo misto e centristi, 32 delle autonomie e 15 di Gal, più una decina di fuoriusciti del Movimento 5 stelle. In totale fanno 581 voti. Tenendo conto del 10 per cento di franchi tiratori si arriverebbe a 520, solo 15 in più del quorum necessario a eleggere il presidente della repubblica.

“La maggioranza che sostiene Sergio Mattarella è un po’ un azzardo”, spiega il giornalista del Foglio Salvatore Merlo. “Tuttavia Renzi, che è uno straordinario giocatore d’azzardo, è convinto che alla fine Alfano e Silvio Berlusconi rientreranno nella partita del Quirinale”. Per Merlo il calcolo di Renzi è logico: “Alfano è un ministro del governo, non è mai accaduto che un ministro del governo non voti il presidente della repubblica proposto dal capo del governo”.

E in effetti il capogruppo del Pd alla camera Roberto Speranza è sicuro che nelle prossime ore il sostegno politico a Sergio Mattarella si allargherà. “Stiamo analizzando con molta attenzione i numeri, che dovrebbero metterci in una condizione di sicurezza. Ma al netto dei numeri io mi auguro che nelle prossime ore ci sia un allargamento politico del sostegno a Mattarella. Non capisco le ragioni per non appoggiare una figura come la sua, a maggior ragione dal punto di vista di Alfano”, afferma Speranza.

Per il senatore del Pd Corradino Mineo, appartenente alla cosiddetta minoranza, la prossima mossa di Alfano e Berlusconi dipenderà dalla disponibilità all’ammutinamento da parte del fronte interno del Pd. Se Alfano e Berlusconi capiranno che possono rompere l’unità del Partito democratico, andranno avanti sulla loro strada d’intransigenza. “Mattarella dovrebbe essere eletto alla quarta votazione. L’unica possibilità che non sia eletto si verificherà se il fronte dei 101, quel comitato d’affari che è dentro alla maggioranza, garantisce il suo appoggio ad Alfano e Berlusconi”, afferma Mineo.

Il passo falso di Berlusconi. Tutti gli analisti sono d’accordo sul fatto che la decisione di Berlusconi (non garantire l’appoggio a Sergio Mattarella alla quarta votazione) sia una mossa fallimentare, dettata più dall’istinto che dalla logica e frutto di una strategia perdente.

“Berlusconi deve scegliere se perdere o perdere male, non ha la possibilità di vincere, perché per come si sono messe le cose è stato messo in un angolo”, dichiara Wanda Marra del Fatto Quotidiano.

“Gli conviene contrattare con Matteo Renzi quello che ancora può contrattare: il 3 per cento, la delega fiscale, le aziende di famiglia. Questo gli permetterebbe di continuare a stare in questa legislatura, magari con un piede dentro e uno fuori. È chiaro che se Berlusconi rompe completamente mette in difficoltà Matteo Renzi. Ma il problema maggiore sarebbe proprio per Berlusconi perché la rottura avrebbe ricadute sulle sue questioni economiche e personali. A quel punto Renzi potrebbe portare tutti al voto. Lui se lo può permettere più degli altri”, afferma Marra.

È d’accordo anche Salvatore Merlo, del Foglio. Secondo lui, Berlusconi non si può chiamare fuori dal patto del Nazareno, perché il suo spazio politico esiste solo in rapporto a Matteo Renzi e ad Angelino Alfano. E continua Merlo: “Forza Italia voterà scheda bianca e questo è quasi un via libera all’elezione di Mattarella. Gli uomini di Forza Italia non stanno usando parole forti né contro Mattarella né contro Renzi, questa non è solo forma. È sostanza”.

Annalisa Camilli, Internazionale

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