28 aprile 2015 14:36

Mentre le prime vittime del terremoto che ha colpito il Nepal il 25 aprile vengono cremate, i sopravvissuti cercano di far fronte alle difficoltà e alla mancanza di cibo, acqua e beni di prima necessità. I soccorsi e gli aiuti umanitari sono arrivati da tutto il mondo e continuano le ricerche per rintracciare eventuali superstiti. Ma più passa il tempo, più crescono le proporzioni del disastro. Alcuni fatti e dati sulle conseguenze del terremoto e sulla risposta umanitaria degli altri paesi.

Sopravvissuti al terremoto a Kathmandu, in Nepal, il 27 aprile 2015. (Palani Mohan, Ifrc/Afp)
  • Il bilancio ufficiale delle vittime del terremoto al momento è di 5.057 morti e più di diecimila feriti.
  • Il primo ministro del Nepal, Sushil Koirala, ha dichiarato che il numero delle vittime potrebbe arrivare fino a diecimila.
  • Si tratta del peggior terremoto che ha colpito il paese negli ultimi 81 anni. Nel sisma del 1934 morirono 8.500 persone.
  • Sono quattro gli italiani morti nel terremoto in Nepal. Si tratta di Renzo Benedetti, Marco Pojer, deceduti mentre facevano trekking, e Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli, che facevano parte di una spedizione travolta da una valanga nei pressi del villaggio di Langtang. Sono circa 40 i cittadini italiani, alpinisti e turisti, ancora irreperibili. Altri diciotto sono stati rintracciati.
  • Il terremoto ha causato una serie di valanghe sul monte Everest, che hanno ucciso 18 persone. È in corso il salvataggio delle duecento persone rimaste intrappolate sulla montagna.
  • Le persone colpite dal sisma sono otto milioni e secondo le Nazioni Unite 1,4 milioni hanno bisogno di cibo, acqua e beni di prima necessità. Gli ospedali del paese sono pieni. Migliaia di persone dormono per strada e nei parchi pubblici, molti in tende improvvisate.
  • Migliaia di persone stanno tentando di fuggire dalla capitale Kathmandu. File di persone attendono fuori delle agenzie di viaggio nel tentativo di prenotare un volo. Altre cercano in tutti i modi di lasciare la città a bordo di autobus e camion.

Il video della Reuters


La risposta del mondo

L’India ha mandato sul posto 285 esperti della Forza nazionale di risposta al disastro, insieme a tredici aerei militari, tre aerei civili e sei elicotteri. Inoltre sono stati mandati tre ospedali da campo dell’esercito, squadre di medici e ingegneri, dieci tonnellate di coperte, 50 di acqua e 22 di cibo. Sessantadue indiani sono morti e 259 sono feriti. Altri 1.400 indiani che si trovavano in Nepal al momento del sisma sono stati rimpatriati.

La Cina ha stanziato 3,3 milioni di dollari per gli aiuti umanitari al Nepal. Ha mandato sul posto una squadra composta da sessanta medici, con 13 tonnellate di medicinali, una squadra di soccorso militare di 55 unità e 45 soldati. Pechino ha confermato la morte di quattro connazionali, mentre altri dieci sono gravemente feriti.

Il Pakistan ha mandato in Nepal un aereo con trenta letti di ospedale, duemila pasti, duecento tende e seicento coperte. Inoltre è arrivata una squadra specializzata nella ricerca e nel soccorso delle vittime dei disastri naturali, con radar e medicinali. Al momento del sisma c’erano circa cento pachistani in Nepal e 39 di loro sono stati già rimpatriati.

L’Australia ha raccolto 3,9 milioni di dollari di aiuti per il Nepal. Secondo i registri, 549 australiani si trovavano nel paese e il governo ha confermato che oltre duecento sono salvi. Continuano le attività per rintracciare gli altri, mentre una donna è morta nella valanga che ha colpito un campo base sul monte Everest.

Israele ha mandato in Nepal una squadra di soccorso composta da 260 esperti, insieme a 95 tonnellate di aiuti umanitari, tra cui anche macchine per i raggi X, sale operatorie, e incubatrici. C’erano tra i seicento e i settecento israeliani in Nepal al momento del terremoto e finora ne sono stati contattati circa quattrocento.

Il Giappone ha mandato 210mila dollari in prodotti di prima necessità, tra cui tende e coperte. In Nepal vivevano 1.100 giapponesi e Tokyo ha confermato la morte di un connazionale.

Il Regno Unito ha stanziato quasi otto milioni di dollari per il Nepal e ha mandato sul luogo una squadra di soccorso composta da otto persone, insieme a undici tonnellate di prodotti, come torce, asce, corde, barelle e tende. Si ritiene che ci fossero centinaia di cittadini britannici in Nepal, ma finora non sono stati confermati morti.

Gli Stati Uniti hanno mandato aiuti da un milione di dollari e una squadra di soccorso. Tre cittadini statunitensi sono stati uccisi in una valanga sull’Everest: si tratta di un ingegnere di Google, un medico e un regista.

L’Italia ha mandato in Nepal materiali per un valore complessivo di centomila euro, tra cui tende, coperte, serbatoi di acqua, un impianto di purificazione e materiale per l’impermeabilizzazione di alloggi di fortuna. Inoltre nelle ore successive al sisma sono stati stanziati 300mila euro a favore della Croce rossa nepalese per attività di ricerca e soccorso dei sopravvissuti, la cura dei feriti, la distribuzione di acqua e scorte alimentari, e per l’ospitalità alla popolazione rimasta senza casa.

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