21 maggio 2015 16:26

La disuguaglianza di reddito ha raggiunto livelli record nella maggior parte dei paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e resta a livelli ancora più alti nelle economie emergenti. Lo denuncia il nuovo rapporto dell’Ocse, In it together: why less inequality benefits all. I dati contenuti nello studio rivelano che nei 34 paesi membri il dieci per cento più ricco della popolazione guadagna 9,6 volte in più rispetto al 10 per cento più povero. Si tratta di una crescita continua dagli anni novanta, quando il rapporto era di sette a uno, agli anni duemila, quando è salito a nove a uno.

Il rapporto mostra inoltre che la ricchezza è ancora più concentrata nelle fasce alte della popolazione, esacerbando lo svantaggio generale delle famiglie a basso reddito. Nel 2012 il 40 per cento delle famiglie nelle posizioni più basse deteneva il 3 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento delle famiglie nella fascia più alta controllava la metà della ricchezza totale. L’uno per cento più ricco possedeva il 18 per cento della ricchezza complessiva.

Lo studio sottolinea la necessità di migliorare le condizioni di lavoro. Tra il 1995 e il 2013 più del cinquanta per cento di tutti i posti di lavoro creati nei paesi dell’Ocse sono stati part time, a tempo determinato o in proprio. I giovani sono la parte della popolazione più colpita: il 40 per cento di loro hanno lavori non standard e circa la metà di tutti i lavoratori temporanei hanno meno di trent’anni.

In Italia la crisi ha accentuato molto le differenze, dato che tra il 2007 e il 2011 la perdita di reddito disponibile è stata del quattro per cento per il dieci per cento più povero della popolazione e dell’uno per cento per l’uno per cento più ricco. La ricchezza nazionale netta è distribuita in modo molto disomogeneo, secondo i dati dell’organizzazione. L’uno per cento più ricco della popolazione detiene il 14,3 per cento della ricchezza, rispetto al 40 per cento più povero, che detiene il 4,9 per cento.

L’Ocse rileva che dall’inizio della crisi è piuttosto diffuso il fenomeno della crescita del divario nella concentrazione della ricchezza e nella distribuzione del reddito. In Italia è leggermente sopra la media Ocse. La povertà è aumentata soprattutto tra i bambini con un tasso del 17 per cento mentre la media Ocse è del 13 per cento. Anche per i giovani tra 18 e 25 anni la percentuale di poveri è superiore alla media Ocse (il 14,7 per cento contro il 13,8 per cento). Per quanto riguarda invece le persone oltre i 65 anni, rientrano nella povertà solo il 9,3 per cento rispetto al 12,6 per cento della media Ocse.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it