11 giugno 2015 12:18
Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia (Piero Cruciatti, Lapresse)

Il presidente della Lombardia Roberto Maroni è stato ascoltato questa mattina dal comitato parlamentare sull’attuazione dell’accordo di Schengen, che era riunito per fare il punto sui flussi migratori verso l’Europa. Maroni ha chiesto che il governo convochi al più presto i governatori regionali, perché a suo avviso l’esecutivo non sta rispettando l’accordo sulla distribuzione equa dei migranti in tutto il paese. Ecco che cosa ha detto ai deputati.

Equa ripartizione. L’accordo firmato nel luglio del 2014 dal ministro dell’interno, dai presidenti delle regioni e dall’associazione dei sindaci (Anci) fissa come principio di accoglienza quello dell’equa ripartizione dei migranti tra le 20 regioni.
Secondo Maroni quell’accordo è disatteso nei fatti e la Lombardia sopporta un carico di richiedenti e rifugiati maggiore di altre zone. Soprattutto, Maroni sostiene che il governo sia più compiacente con le regioni governate dalla sinistra. Nello specifico, con Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia-Giulia e vicepresidente del Partito democratico, che aveva lamentato la saturazione dei centri che accolgono i migranti in Friuli Venezia-Giulia. L’accordo del 2014 stabilisce che le quote siano proporzionali alla popolazione della regione ospitante. Secondo i dati, la Lombardia, con una popolazione di quasi dieci milioni di persone, sta accogliendo 6.425 richiedenti asilo. Il Friuli, che ha 1.229.000 abitanti, in questo momento accoglie 2.039 richiedenti asilo. La Sicilia, primo punto di approdo in Italia, ha cinque milioni di abitanti e ospita quasi 17mila migranti.

Registrazione e monitoraggio. L’intesa tra governo ed enti locali prevede che il ministero dell’interno monitori e registri in tempo reale le presenze dei migranti da distribuire per il paese. Secondo Maroni, questo non sta succedendo. Anzi, il governatore ha ricordato di aver appreso dalla stampa che tra poco saranno trasferiti in Lombardia altri 500 richiedenti asilo e che lui non conosce né la data di arrivo, né il piano di assegnazione provincia per provincia.

Bloccare le partenze. Maroni ha ammesso che nel 2011, quando era ministro dell’interno, aveva chiesto a tutte le regioni di ricevere una quota di migranti perché fossero distribuiti in modo uniforme da nord a sud. Ma, ha puntualizzato, “allora si trattava di sistemare 40mila persone, oggi il numero di sbarchi è quadruplicato”. Oggi secondo il governatore della Lega nord, “conviene bloccare le partenze”.

Campi profughi in Nordafrica. Il governatore dunque suggerisce di allestire dei campi profughi in Libia o nei paesi vicini. A chi ricorda la difficoltà di un’iniziativa del genere in un paese sprofondato nella guerra civile, dove il governo riconosciuto dalla comunità internazionale non controlla il territorio, Maroni ha risposto che dovrebbe intervenire l’Onu “che certo non ha chiesto il permesso quando ha autorizzato i bombardamenti sulla Libia nel 2011”.

Europa. Maroni si è detto molto scettico sulla possibilità che gli altri paesi dell’Unione europea decidano di accettare un sistema di quote per distribuire tra tutti i paesi membri i profughi che arrivano sulle coste italiane e greche.

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