03 luglio 2015 11:58

Lascia o raddoppia?
Le Figaro
“La possibilità di una Grexit non è mai stata così forte”, sostiene nel suo editoriale Gaëtan de Capèle, che analizza le possibili ripercussioni di questa eventualità.

“Dobbiamo preoccuparci? Se fossimo cittadini greci, sicuramente. Gli ultimi giorni danno un’idea di ciò che aspetta il paese se molla gli ormeggi dell’euro: banche soffocate, un’economia paralizzata e penurie di ogni genere. Per il resto dell’Europa, la questione è diversa. La soddisfazione di liberarsi, pagandone il prezzo, della zavorra greca ha una pesante contropartita: ammettere dinanzi al mondo intero che la zona euro è imperfetta”.

Le Figaro, il 3 luglio 2015. (Dr)

Il vero “no” che i greci dovrebbero dire
Der Standard
L’editorialista Hans Raucher punta il dito contro l’assurdità del referendum greco e afferma che l’attuale dibattito sull’austerità non affronta i veri problemi. I greci, sostiene, dovrebbero piuttosto decidere se vogliono o meno uno stato che funzioni.

“Uno stato”, scrive Raucher, “nel quale le tasse sono pagate e percepite in modo equo e nel quale l’amministrazione è al servizio dei cittadini. I greci dovrebbero tentare di dire “ochi” – no – al clientelismo, al populismo bugiardo e ai ciarlatani.

La crisi greca potrebbe spaccare l’asse franco-tedesco
De Volkskrant
Per la prima volta la Francia e la Germania dissentono pubblicamente sulla Grecia, fa notare l’editoriale – non firmato – di De Volkskrant. La cancelliera Angela Merkel non vuole concludere un accordo a ogni costo, mentre il presidente François Hollande ha chiesto “un accordo immediato” mercoledì.

È troppo presto per valutare se l’atteggiamento senza precedenti del primo ministro greco Alexis Tsipras e del suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis indebolirà o addirittura spaccherà l’asse franco-tedesco. Storicamente la Germania e la Francia hanno visioni diverse dei criteri che gli stati dovrebbero rispettare per far parte della zona euro. La Germania, all’inizio, sosteneva l’idea di una moneta comune per pochi paesi del nord. La Francia, in questa visione, sarebbe stata il contrappeso della Germania e l’anello debole del progetto. Per questo Parigi ha sostenuto la necessità di includere l’Italia e in seguito la Grecia.

Tsipras può voltare le spalle all’Europa o aiutarla a reinventarsi
The Guardian
L’ex direttrice di Le Monde Natalie Nougayrède paragona il premier Alexis Tsipras al suo predecessore socialista Andreas Papandreou, che negli anni ottanta aveva promesso ai suoi elettori di rinegoziare il rapporto tra la Grecia e l’Europa. Ma, al di là degli aspetti economici, Nougayrède si chiede se Tsipras sarà capace di dimostrare lo stesso pragmatismo di Papandreou e di contribuire alla costruzione del progetto europeo.

“La crisi greca non deve essere vista solo attraverso le lenti delle statistiche economiche”, commenta Nougayrède. “Le questioni di fondo sono altre: l’Europa potrà essere vista ancora dai greci come una garanzia per la loro relativamente giovane democrazia? E potrà la Grecia, dalla sua posizione sul fianco sudorientale dell’Europa, quello più esposto e instabile, continuare a contribuire al progetto europeo, che ha più che mai bisogno di una cura di ringiovanimento e non di quegli scontri che finiscono per logorare tutti quanti?”.

Miti greci
Dziennik Gazeta Prawna
Il giornalista polacco Rafał Woś smentisce i luoghi comuni sulla Grecia e sulle sue responsabilità rispetto alla crisi attuale. Citando fonti statistiche, cerca di dimostrare che i greci non sono né “approfittatori” né “pigri”. E che non “spendono e spandono in giro i soldi presi in prestito”.

“La verità è che il 90 per cento dei soldi versati alla Grecia nei diversi piani di aiuto sono stati immediatamente rimborsati ai creditori”, sottolinea Woś. “Il risultato è che i governi che si sono succeduti ad Atene si sono ritrovati ad agire come il mitico Sisifo”.

Il nodo gordiano della crisi
La Vanguardia
Per l’economista Josep Oliver Alonso il “nodo gordiano” della crisi greca è “lo scontro, apparentemente irrisolvibile, tra legittimità democratiche”.

“Il punto di partenza è il divieto esplicito di salvare i paesi in difficoltà, stabilito dal trattato di Lisbona”, spiega Alonso. “L’ossessione tedesca per le regole non è un dettaglio. È fondata sulla convinzione profonda che il progetto europeo, e l’unione monetaria, possono durare soltanto se sono conformi alle regole comuni e accettate volontariamente da tutti. La Grecia ha il diritto di opporsi alle proposte europee o di sottoporle a referendum. Ma la posizione tedesca è legittima. Lo scontro delle legittimità democratiche è alla base del conflitto”.

(A cura di VoxEurop)

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