05 luglio 2015 16:57
Una donna aspetta di votare all’esterno di un seggio ad Atene il 5 luglio. (Yannis Behrakis, Reuters/Contrasto)

I greci stanno votando in queste ore per decidere se approvare il piano di tagli e aiuti proposto dai creditori ad Atene. Il piano è già stato rifiutato dal governo guidato da Alexis Tsipras il 26 giugno. Ma che succederà dopo? Se vince il no? E se vince il sì? Quattro domande e risposte.

Che succede se vince il no?

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto che, a prescindere da come andrà il referendum, si tornerà al tavolo dei negoziati con i creditori (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Unione europea). Ma i creditori hanno detto che se vincesse il no questo scenario non sarebbe possibile. Questo significherebbe la fine del sostegno finanziario ad Atene da parte dei creditori, in un momento molto delicato per la Grecia. Atene è insolvente con il Fondo monetario internazionale dal 30 giugno, quando non ha ripagato un prestito da 1,6 miliardi di euro. Ora potrebbe non ripagare il debito con la Banca centrale europea: entro il 20 luglio i greci devono versare alla banca 3 miliardi di euro. Ma Tsipras sembra sicuro che un accordo sarà raggiunto tra lunedì e martedì, in tempo per la riapertura delle banche prevista per martedì.

Che succede se vince il sì?

Se vincesse il sì sarebbe difficile per il governo continuare a stare al suo posto, il ministro delle finanze Yanis Varoufakis ha già detto che in caso di vittoria del sì si dimetterebbe e anche il premier Alexis Tsipras ha fatto intendere una decisione simile. A quel punto potrebbero essere convocate elezioni anticipate o essere formato un governo di unità nazionale.

Quanto conta il margine di vittoria?

Se il no dovesse vincere con un margine molto ampio sarebbe difficile per i creditori tornare al tavolo delle trattative, perché il popolo greco avrebbe mandato un segnale molto negativo rispetto alle richieste di tagli, di austerità e di riforme strutturali, fatte dai creditori.

Se il no dovesse vincere di misura, i creditori potrebbero tornare al tavolo dei negoziati con Alexis Tsipras che però si troverebbe incastrato tra l’impossibilità di concedere ai creditori qualsiasi misura di austerità, dopo il no espresso dalla consultazione popolare, e le richieste dei creditori. Potrebbe fare delle concessioni, come ha già annunciato, ma dovrebbe cercare di ottenere la riduzione di una parte del debito della Grecia.

Se dovesse vincere il sì con un margine non troppo ampio, sarebbe nominato un nuovo governo che potrebbe convocare le elezioni per settembre. Il governo potrebbe tornare al tavolo dei negoziati e ottenere un nuovo piano di aiuti. Alle elezioni di settembre, Syriza potrebbe vincere di nuovo.

E se la Grecia uscisse dalla zona euro?

Se non dovesse essere approvato nelle prossime ore un nuovo piano di aiuti, la Grecia rischia di uscire dalla zona euro. Infatti le banche diventerebbero insolventi e l’inflazione aumenterebbe in maniera massiccia. Potrebbe essere reintrodotta la moneta nazionale, la dracma, e le frontiere potrebbero essere chiuse per impedire la fuga di capitali. Il prezzo delle importazioni schizzerebbe alle stelle. Ne farebbero le spese sopratutto i ceti più deboli, le classi più agiate infatti hanno risorse in altre valute. L’aspetto economico avrebbe delle implicazioni politiche e la Grecia sarebbe costretta a uscire anche dall’Unione europea.

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