07 luglio 2015 09:25
Una protesta ad Atene davanti al ministero delle finanze, l’11 giugno 2015. (Louisa Gouliamaki, Afp)

Dopo il referendum e le riunioni politiche di ieri ad Atene, le trattative per salvare la Grecia passano oggi in campo europeo. Alle 8.30 il parlamento di Strasburgo ha ascoltato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha sottolineato di nutrire “profondo rispetto per il modo in cui si è espresso il popolo greco” e che cercherà “di evitare l’uscita dall’euro fino alla fine”, ma si è anche difeso dagli attacchi arrivati nei giorni precedenti al referendum: “Le istituzioni europee non possono essere tacciate di terrorismo. Noi non siamo terroristi. Sostenerlo è inaccettabile. Io sono qui perché sono stato eletto. Se tutti avessero lavorato come ha lavorato la Commissione, ora saremmo in un altro punto”. Più tardi riferirà anche il presidente del Consiglio europeo e del vertice dei capi di stato e di governo dell’eurozona, Donald Tusk.

Tusk ha convocato proprio l’eurosummit per le 18, a Bruxelles. La riunione dei leader sarà preceduta da un eurogruppo convocato alle 13, in cui i ministri delle finanze dei paesi dell’unione monetaria cercheranno di riprendere i negoziati.

A Bruxelles torna anche Tsipras con una nuova proposta che i soci europei gli chiedevano ieri per rimettersi tutti al tavolo a discutere. Secondo la stampa, il governo greco avanzerà la richiesta che finora non era stata neanche presa in considerazione dai suoi interlocutori (a parte il Fondo monetario internazionale, che sarebbe favorevole): rendere il debito pubblico greco davvero sostenibile, ristrutturandolo. In pratica, Atene propone di trasferire all’Esm (il fondo salvastati permanente dell’eurozona) tutti i titoli di stato greci detenuti oggi dalla Banca centrale europea (27 miliardi di euro), allungandone le scadenze dei pagamenti.

Se questa proposta sarà accettata, almeno come base di discussione, Tsipras potrà accettare l’ultimo piano che la Bce, la commissione e l’Fmi avevano proposto prima del referendum. Nel frattempo, l’eurozona dovrebbe continuare a prestare ad Atene quanto servirà a coprire i pagamenti dovuti ai creditori (soprattutto all’Fmi) nei prossimi due anni. Dopo, si spera, non ce ne sarà più bisogno.

Dopo la sospensione della settimana scorsa e del referendum, il tempo ha ripreso a correre per i negoziati tra Grecia e Europa. L’accordo dovrebbe essere raggiunto entro il 20 luglio, quando Atene ha un altro grosso pagamento in scadenza: 3,5 miliardi di euro alla Bce.

Ma ci sono tempi tecnici da rispettare. L’eurogruppo dovrebbe dare mandato alla Commissione e alla Bce affinché forniscano una valutazione sulla richiesta del terzo programma di salvataggio per la Grecia. La valutazione potrebbe richiedere qualche giorno. Se la Commissione e la Bce considereranno che il nuovo piano è fattibile e giustificato, partiranno i negoziati con la Grecia. Ma prima dovrà esserci un voto favorevole da parte del parlamento tedesco, che ha una sorta di diritto di veto sui programmi di assistenza del fondo salvastati Esm.

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