14 luglio 2015 12:52

Entro la fine della settimana la Grecia potrebbe non essere più un paese
De Morgen, Belgio

“Potrebbe sembrare un po’ esagerato, ma non c’è modo più chiaro e conciso di descrivere la situazione di emergenza”: la Grecia potrebbe non essere più un paese alla fine della settimana, scrive la giornalista Tine Peeters. In base al nuovo accordo infatti i greci hanno rinunciato all’autodeterminazione politica e finanziaria: “Il caos crescente può essere attribuito ai grandi leader europei e greci. Alexis Tsipras sperava che, organizzando il referendum, avrebbe rafforzato la Grecia nei confronti dell’Europa. Ma ha perso la scommessa e si è giocato tutto quello che la Grecia possiede. Ora il Monte dei pegni Europa si prende, e a condizioni rigorose, ‘lo stato noto un tempo come Grecia’”.

De Morgen, 14 luglio 2015. (Dr)

Le 12 fatiche di Tsipras: la Grecia rinuncia alla sovranità ed entra in amministrazione controllata
Adevărul Financiar, Romania

“Come Meryl Streep nella Scelta di Sophie, la Grecia ha dovuto compiere una scelta estremamente dolorosa per il suo popolo”, afferma Laurențiu Gheorghe sul quotidiano economico: “Per evitare di essere esclusa per cinque anni dall’eurozona, ha dovuto scegliere, come nel film, quale dei suoi due bambini vivrà e quale dovrà morire. Ma questa scelta mette il paese sotto il controllo totale dei burocrati di Bruxelles”.

È finita
Tagesspiegel, Germania

C’è un politico tedesco che è uscito sconfitto dai negoziati sulla Grecia: il vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel, scrive Stephan-Andreas Gasdorff. Con i suoi tentennamenti su un’uscita temporanea della Grecia dall’euro, sostiene Gasdorff, “Gabriel non ha passato l’esame pratico”, che richiedeva da parte sua “affidabilità, valori e coerenza”. “La tragedia intorno alla Grecia finisce male”, aggiunge, “anzitutto per il Partito socialdemocratico, perché ha perso un candidato alla cancelleria. E il peggio è che se ne sono accorti tutti. Compreso lo stesso Sigmar Gabriel – il suo istinto politico glielo suggerirà”.

L’obiettivo era piegare la Grecia
Krytyka Polityczna, Polonia

Non c’è molto da festeggiare dopo l’accordo tra la Grecia e i leader dell’eurozona concluso al termine di 17 ore di duro negoziato, sostiene Michał Sutowski su Krytyka Polityczna. “Il premier greco Tsipras era con le spalle al muro e il governo tedesco ha potuto imporre praticamente tutte le sue condizioni. Per la Grecia il fatto che la Grexit fosse più un elemento del negoziato anziché une vera proposta e che il fondo di ristrutturazione sarà ad Atene anziché in Lussemburgo è una magra consolazione”, scrive Sutowski, insistendo sul fatto che i negoziati hanno chiaramente dimostrato che lo scopo dei dirigenti europei era di “piegare la resistenza dei greci” e non di raggiungere un compromesso.

L’Europa ha spinto la Grecia verso rischi maggiori
The Guardian, Regno Unito

Larry Elliott critica le condizioni dell’ultimo piano di aiuti che, a parer suo, si basa su dati economici poco affidabili. Privando il governo greco di “stabilizzatori automatici” – come la capacità di aumentare il deficit in periodo di rallentamento economico per promuovere la crescita – i creditori della Grecia hanno condannato il paese a subire ancora altra austerità. Elliott suggerisce due soluzioni per porre fine alla crisi: “La prima è di cancellare un’ampia porzione del debito greco. L’altra è di consentire al debito di crescere a un ritmo che consenta di rimborsarne gli interessi. L’accordo concluso non propone nessuna delle due. Non è una soluzione. È uno spiraglio di luce attraverso le sbarre della cella del debitore”.

Non è questione di soldi
Týždeň, Slovacchia

Per la Grecia, che ha sempre contato sulla volontà dei politici europei di mantenere intera l’unione monetaria, la svolta nei negoziati è avvenuta solo quando Tsipras ha capito che i suoi partner europei erano davvero pronti a lasciare che il suo paese uscisse dall’euro, ritiene il settimanale slovacco. “Il sogno europeo non è più la misura di ogni cosa, neanche per Angela Merkel”, scrive Týždeň: “I protagonisti hanno già accettato il fatto che l’integrazione non deve avere una sola direzione. Un’altra soluzione della crisi, per esempio l’allungamento della scadenza del rimborso dei prestiti su cento anni e una riduzione del tasso d’interesse, potrebbe essere accettata dagli elettori in Spagna o in Italia”.

El País, 14 luglio 2015. (Dr)

Un’occasione mancata
El País, Spagna

Lasciando da parte l’accordo raggiunto della crisi greca, il quotidiano spagnolo si concentra nel suo editoriale sulla “cattiva gestione del governo” di Mariano Rajoy, che non ha saputo imporre la candidatura del ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos come presidente dell’eurogruppo al posto di Jeroen Dijsselbloem. Il ministro delle finanze olandese è stato così rieletto “malgrado la sua gestione controversa e il sostegno apparente della Germania a de Guindos. Berlino sembra oggi più interessata a mantenere Dijsselbloem che a favorire un cambiamento in un momento delicato per l’Europa. Vero è che Dijsselbloem è stato avvantaggiato dal complesso accordo di Bruxelles con la Grecia”.

(A cura di VoxEurop)

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