30 luglio 2015 14:30

Dal 2000 al 2013, l’economia del Mezzogiorno è cresciuta la metà che la Grecia. Nel 2014, il prodotto interno lordo (pil) delle regioni meridionali è stato negativo per il settimo anno consecutivo. È sceso dell’1,3 per cento, rallentando la caduta rispetto all’anno precedente – quando era diminuito del 2,7 per cento – ma comunque con un calo superiore alle regioni del centro e del nord. Nel 2014, sei famiglie meridionali su dieci hanno guadagnato meno di 12mila euro annui, contro il 28,5 per cento del centro nord. Lo ha rilevato l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno (Svimez) in uno studio anticipato oggi sull’economia del meridione d’Italia.

Anche gli andamenti di lungo periodo fotografano un paese spaccato e diseguale: negli anni della crisi, 2008-2014, il sud ha perso il 13 per cento della sua ricchezza, circa il doppio del 7,4 per cento che ha perso il pil del centro-nord. La differenza del pil pro capite tra sud e nord è del 53,7 per cento: un divario così ampio non si registrava da 15 anni. I consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13 per cento e gli investimenti nell’industria addirittura del 59 per cento.

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