06 ottobre 2015 17:56

Il generale John Campbell, comandante delle forze della Nato in Afghanistan, ha dichiarato che la decisione di bombardare la zona dell’ospedale di Medici senza frontiere (Msf) a Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, è stata “presa dagli Stati Uniti nell’ambito della catena di comando statunitense”. Campbell lo ha dichiarato in un’audizione alla commissione forze armate del senato a Washington. Il generale ha aggiunto che l’ospedale è stato colpito per errore e che le forze sotto il suo comando cercheranno di evitare in futuro incidenti simili.

In una conferenza stampa al Pentagono il 5 ottobre, John Campbell aveva detto che la richiesta di intervenire era arrivata dall’esercito afgano. Il generale aveva anche negato la prima versione dei fatti fornita dalla Nato, secondo la quale l’attacco sarebbe stato deciso per proteggere le forze speciali statunitensi che si trovavano in zona per affiancare le truppe afgane nei combattimenti contro i taliban.

Il 3 ottobre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto un’indagine “completa e imparziale” sull’attacco. Il suo portavoce, Stéphane Dujarric, ieri ha precisato che le Nazioni Unite, prima di avviare un’indagine indipendente, aspetteranno di vedere i risultati delle inchieste di Stati Uniti, Nato e Afghanistan.

Il segretario della difesa statunitense, Ashton Carter, il 3 ottobre ha promesso che verrà aperta un’inchiesta per indagare sulle responsabilità dell’esercito.

Medici senza frontiere ha lanciato una campagna sui social network per chiedere l’apertura di un’inchiesta indipendente sull’attacco, che ha causato la morte di 22 persone. Joanne Liu, presidente di Msf International, ha ribadito che si è trattato di un crimine di guerra: “Le dichiarazioni del governo afgano secondo cui i taliban stavano usando l’ospedale per colpire le forze di coalizione implicano che gli afgani e gli statunitensi abbiano deciso insieme di abbattere un ospedale. Così hanno ammesso di aver compiuto un crimine di guerra”.

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La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani, ha dichiarato a sua volta: “Gli attacchi contro le strutture sanitarie possono costituire un crimine di guerra”.

Dopo l’attacco, Medici senza frontiere ha chiuso l’ospedale. L’ospedale di Kunduz, secondo Msf, era l’unica struttura specializzata nella chirurgia ortopedica e di guerra nel nord dell’Afghanistan, e ora la popolazione della regione non dispone più di strutture ospedaliere gratuite.

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