08 ottobre 2015 12:59

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha vietato ai ministri e ai parlamentari israeliani di visitare la Spianata delle moschee a Gerusalemme per ragioni di sicurezza, mentre non si fermano le tensioni nella città e in tutta la Cisgiordania. Il divieto vale anche per i deputati arabi, tredici sul totale di 120 nel parlamento di Israele. Il primo ministro può ordinare alla polizia di bloccare le visite alla Spianata dato che, nonostante la gestione del sito sia in mano alle autorità religiose arabe, l’accesso è regolato dagli israeliani.

In Cisgiordania i militari israeliani collaborano con l’Autorità Nazionale Palestinese per garantire la sicurezza. Il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che vorrebbe evitare il confronto armato con Israele.

La reazione dei deputati arabi. I parlamentari arabi hanno contestato il divieto ordinato da Netanyahu. Il deputato Ahmad Tibi in un comunicato ha annunciato che domani i politici arabi si recheranno alla moschea Al Aqsa per la preghiera del venerdì. Tibi ha detto: “Né Netanyahu né la destra possono impedirci di entrare nella nostra moschea”. Il ministro dell’agricoltura israeliano Ouri Ariel, che appartiene al partito sionista Casa ebraica, è andato più volte alla Spianata delle moschee, un gesto interpretato come una provocazione dalle autorità religiose musulmane. Anche altri deputati della Casa ebraica e del Likud, il partito del primo ministro, vanno ogni tanto sulla Spianata.

Continuano le violenze a Gerusalemme e in Cisgiordania. Oggi un palestinese ha ferito con un coltello un seminarista israeliano in una delle strade principali di Gerusalemme, e poi è stato arrestato. Il 7 ottobre tre israeliani sono stati accoltellati, a Gerusalemme e in altre due località in Israele. Una delle vittime ha sparato alla sua assalitrice, una palestinese di 18 anni, ferendola. Degli altri due palestinesi responsabili degli attacchi, uno è stato ucciso dalla polizia, l’altro è stato disarmato e arrestato. L’esercito israeliano si è scontrato con i palestinesi in diversi punti della Cisgiordania. Secondo l’organizzazione umanitaria Mezzaluna rossa, 1.600 palestinesi sono stati feriti dal 3 ottobre.

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