12 ottobre 2015 17:46

Le forze di sicurezza israeliane hanno dato notizia di tre nuovi assalti con i coltelli a Gerusalemme. L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto nel pomeriggio, vicino alla colonia israeliana di Pisgat Zeev a Gerusalemme est, dove due ragazzi palestinesi hanno accoltellato una coppia di ragazzi israeliani: uno degli israeliani aggrediti è rimasto ferito in modo grave mentre, tra gli aggressori, uno è stato ferito e l’altro ucciso dalle forze dell’ordine.

Sempre a Gerusalemme una palestinese stava camminando vicino al commissariato centrale della polizia quando è stata fermata da un agente per comportamento sospetto: a quel punto la donna ha estratto un coltello e ha aggredito il poliziotto, ferendolo lievemente, prima di essere a sua volta “neutralizzata”, come hanno riferito le fonti.

Ancora oggi, secondo le fonti israeliane, un altro palestinese è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco dalla polizia dopo aver tentato di accoltellare un agente vicino alla porta dei Leoni, nella città vecchia di Gerusalemme. Ma diverse fonti, citate dalla tv Al Jazeera e dell’agenzia di stampa palestinese Maan, hanno sostenuto che l’uomo, prima di essere colpito dalla polizia, non avesse in mano nessun coltello.

Secondo il ministero della sanità palestinese è salito a 25 il numero dei morti palestinesi – compresi sette presunti aggressori e otto bambini – nella nuova ondata di violenze cominciata all’inizio del mese, e scatenata dall’aumento delle visite di ebrei alla Spianata delle moschee. I feriti palestinesi sarebbero almeno 1.300. Nello stesso periodo, sono stati uccisi quattro israeliani e 67 sono stati feriti.

L’appello di Barghouti. Il Guardian ha pubblicato un intervento del dirigente di Fatah Marwan Barghouti, leader della prima e della seconda intifada, detenuto in un carcere di massima sicurezza israeliano dal 2002 in relazione a una serie di omicidi e attentati. Barghouti fa appello alla comunità internazionale perché affronti “le vere cause della violenza: la negazione della libertà palestinese”. “Non possiamo coesistere con l’occupazione e non ci arrenderemo ad essa”, scrive Barghouti all’inizio della settimana in cui è prevista una nuova riunione del Quartetto per il Medio Oriente (Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione europea e Russia).

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