21 ottobre 2015 13:50

All’indomani della vittoria dei liberali di Justin Trudeau alle legislative, i giornali canadesi, francofoni e anglofoni, sottolineano l’eccezionale rimonta che ha portato Trudeau dai banchi dell’opposizione al governo, spodestando dopo dieci anni i conservatori del premier uscente Stephen Harper, e le enormi attese degli elettori.

Ritorno in forza dei liberali
La Presse
“Dopo una maratona elettorale di 78 giorni, Justin Trudeau è diventato il ventitreesimo premier del Canada, alla guida di un governo di maggioranza liberale, 31 anni dopo che suo padre, Pierre Eliott Trudeau, che ha guidato il paese per 15 anni, ha lasciato il potere”, scrive Joël-Denis Bellavance. “La vittoria del Partito liberale è ancora più spettacolare, visto che aveva solo 36 seggi quando il voto è stato indetto ed era il terzo per importanza alla camera dei Comuni. Nessuna formazione politica era mai riuscita a compiere un simile prodigioso balzo per riconquistare il potere dopo dieci anni di opposizione”, prosegue Bellavance.

Un nuovo tipo di era Trudeau
The National Post
Andrew Coyne nota che quella del premier conservatore Stephen Harper è un caso raro di “sconfitta autoinflitta” da un governo che non è alle prese con una crisi economica, al termine di “una campagna piatta, senza contenuti e nella quale i Conservatori non avevano nulla di nuovo da dire e contavano sulle divisioni dell’opposizione. Le elezioni sono spesso descritte come dei referendum sul partito al potere. In questo caso si trattava piuttosto di verificare quale fra i partiti di opposizione sarebbe stato in grado di unire gli elettori ostili ai conservatori.” Così i liberali, “partiti dal 19 per cento e 34 seggi nel 2011, hanno realizzato la più formidabile rimonta politica della storia del Canada, ottenendo quasi il 40 per cento dei voti e 184 seggi, la maggioranza. Un evento senza precedenti”.

The National Post, il 21 ottobre 2015.

Trudeau si attiene alla promessa di mettere fine ai raid contro lo Stato islamico
The Globe and Mail
Sul quotidiano di riferimento canadese Margaret Wente osserva che Justin Trudeau “è il primo premier della generazione X, un’eccezione fra i paesi del G7 – ed è secondo solo all’italiano Matteo Renzi, che aveva 39 anni quando è diventato primo ministro. Trudeau, 43 anni, rappresenta una generazione venuta al mondo quando la guerra fredda era di attualità e E.T. telefonava a casa. Se Hillary Clinton dovesse vincere le elezioni per la presidenza, Trudeau, il suo vicino nei vertici internazionali, sembrerà seduto accanto alla mamma”.

È un nuovo Canada
Toronto Star
Nel suo editoriale il quotidiano elenca la lista delle cose da fare del nuovo premier: “Accogliere ora i rifugiati siriani. Nominare più donne ministro. Rafforzare il sistema pensionistico. Risolvere il riscaldamento globale. Aggiustare la legge antiterrorismo. Essere carino con Barack Obama. Applicare la riduzione delle tasse per la classe media. Dare lavoro ai nostri ragazzi. Riformare il sistema elettorale”.

Toronto Star, il 20 ottobre 2015.

“Siamo di ritorno”
Le Devoir
“Una volta passata l’euforia della vittoria, comincia il difficile, poiché l’impazienza e le attese sono immense”, scrive Manon Cornellier, secondo la quale “Gli ambienti della sanità, le città, gli ambientalisti, i sindacati della funzione pubblica, i difensori dei senzatetto, gli organismi scientifici, i gruppi per lo sviluppo internazionale, i sostenitori della riforma della legge elettorale hanno subito ricordato a Trudeau le promesse fatte e i risultati attesi.

Le Devoir, il 21 ottobre 2015.

Trudeau si muoverà rapidamente sul governo
Ottawa Citizen
“I canadesi hanno mandato un messaggio forte: ne abbiamo più che abbastanza”, sostiene il giornale della capitale. “A Trudeau va riconosciuto pienamente di aver messo il suo partito nella posizione di approfittare del disincanto che covava, offerto una piattaforma moderata e un messaggio chiaramente in sintonia con gli elettori della classe media. Dopo che parecchia gente, anche nel suo campo, lo aveva bollato come ‘Justin, l’uomo delle gaffe’, ha dimostrato di essere un formidabile oppositore durante tutti i dibattiti e un candidato credibile per il lavoro più importante del paese”.

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