04 novembre 2015 13:59

Un gruppo di 114 migranti, soccorsi dalla guardia costiera di Cipro il 21 ottobre e trasferiti in una delle due basi militari britanniche sull’isola, sta protestando per i tempi e le modalità con cui è trattenuto nella struttura, a causa di una contesa tra le autorità di Nicosia e il Regno Unito. Il territorio in cui si trovano le basi è infatti sotto l’amministrazione britannica, ma nel 2003 (un anno prima dell’entrata di Cipro nell’Unione europea) i due governi avevano siglato un memorandum d’intesa per regolare la gestione dei migranti che arrivano in questa zona dell’isola.

Secondo le autorità britanniche, l’accordo prevede che i richiedenti asilo siano sotto la responsabilità di Cipro, ma l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati interpreta il memorandum in modo diverso: per l’Unhcr sono le basi militari britanniche a dover provvedere alle necessità dei migranti, a cui comunque dovrebbe essere garantito l’accesso ai servizi ciprioti. Il governo di Nicosia ha accettato di prendere in esame le richieste d’asilo e il portavoce del ministro della difesa britannico ha assicurato che il governo di Londra “non permetterà che si apra una nuova rotta migratoria verso il Regno Unito”.

Quattordici migranti sono già stati trasferiti in un centro cipriota, ma la maggior parte si trova ancora in un campo allestito nella base di Dhekelia, in una situazione incerta. Per questo motivo sono cominciate le proteste, in cui i migranti hanno dato fuoco alle tende del campo: le immagini dell’incendio, che risale al 31 ottobre, sono state mandate al Guardian insieme ad alcuni video in cui i migranti protestano e chiedono di poter lasciare la base militare.

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I migranti, 67 uomini, 19 donne e 28 bambini, sono soprattutto siriani, ma alcuni tra loro sono palestinesi e libanesi. Partiti dalla Turchia, stavano cercando di raggiungere le coste greche quando un pescatore cipriota ha avvistato le due imbarcazioni su cui si trovavano nelle acque territoriali della base di Akrotiri, apparentemente in difficoltà: dopo essere stati tratti in salvo, i migranti sono stati portati nella base di Dhekelia.

Lo strano caso dei migranti arrivati nel 1998

Non è la prima volta che migranti vengono accolti nel territorio di Cipro amministrato dalle autorità britanniche. Nel 1998, 74 curdi iracheni e siriani sbarcarono ad Akrotiri e in quell’occasione le autorità cipriote si rifiutarono di prendersi carico delle loro richieste d’asilo. Da 17 anni, ventuno di loro vivono a Richmond Village, una zona della base di Dhekelia, insieme a familiari che nel frattempo li hanno raggiunti, e ai bambini nati in questi anni (in tutto sono 67 persone, la metà apolidi).

Sono ospitati in ex alloggi militari che avrebbero dovuto essere demoliti. Visto che questi profughi erano arrivati prima dell’approvazione del memorandum d’intesa del 2003, la loro responsabilità cadeva sotto il Regno Unito, che ha preso in esame le loro richieste d’asilo. In ogni caso, anche quelli a cui è stato riconosciuto da Londra lo status di rifugiato non possono trasferirsi nel paese (l’unica eccezione è stata quella di un siriano che si è sposato con una cittadina britannica).

In base a un successivo accordo verbale tra i governi britannico e cipriota, questi rifugiati possono comunque vivere e lavorare a Cipro, e usare scuole e ospedali dell’isola. Quelli di loro che non hanno ottenuto lo status, sono comunque bloccati sull’isola per l’impasse burocratica dovuta allo statuto eccezionale del territorio britannico a Cipro.

Nel 2010 l’amministrazione delle basi ha cercato di sfrattarli per farli trasferire a Cipro, ma gli avvisi di sfratto sono stati revocati dopo una serie di proteste. Gli abitanti di Richmond Village non vogliono lasciare Dhekelia perché il governo cipriota non gli riconosce gli anni vissuti nella base come validi per la richiesta di residenza o la naturalizzazione. Nella base militare, invece, l’alloggio e i servizi di base sono garantiti.

Nel 2003, dopo la deposizione di Saddam Hussein in Iraq, il Regno Unito offrì agli iracheni del gruppo la possibilità di tornare in patria, ma nessuna famiglia accettò la proposta. Le richieste d’asilo di alcuni dei migranti sono state rifiutate più volte dal Regno Unito e da altri paesi, tra cui la Germania.

I migranti arrivati il 21 ottobre sono stati accolti in un’area separata da quella in cui vive il gruppo del 1998.

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