09 novembre 2015 14:41

L’artista e attivista Petr Pavlenskij è stato arrestato per aver dato fuoco alla sede dell’Fsb, i servizi segreti russi, a Mosca. Pavlenskij ha appiccato l’incendio spargendo della benzina sulla porta d’ingresso della Lubjanka, il palazzo già sede del Kgb durante il periodo sovietico.

L’artista ha poi diffuso un video che mostra la performance, intitolata Minaccia. Ha motivato il suo gesto dicendo che l’Fsb segue “un metodo di terrore ininterrotto ed esercita il suo potere su più di 146 milioni di persone”. Le forze dell’ordine lo hanno interrogato con l’accusa di vandalismo. Anche i due giornalisti che hanno realizzato il video della performance sono stati fermati dalla polizia.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Non è la prima volta che Pavlenskij compie azioni di protesta di questo tipo. Il 23 luglio del 2013 si è cucito le labbra in solidarietà con il gruppo punk femminista Pussy riot, di cui due componenti erano allora in carcere per aver inscenato una preghiera punk davanti all’altare della chiesa di Cristo Salvatore nella capitale russa.

Il 3 maggio del 2013 invece Pavlenskij ha protestato contro alcune politiche del governo con la performance Carcassa: i suoi assistenti lo hanno lasciato nudo e avvolto da un bozzolo di filo spinato di fronte al parlamento di San Pietroburgo. Nel 2013, in occasione della giornata nazionale delle forze dell’ordine il 10 novembre, l’artista inchiodò il suo scroto ai sanpietrini della piazza Rossa in una performance intitolata Fissazione. Il 19 ottobre del 2014 si è tagliato il lobo dell’orecchio destro dopo essere salito senza vestiti sul tetto del centro psichiatrico Serbsky, sempre a Mosca, per protestare contro l’abuso dei trattamenti psichiatrici sui dissidenti politici. In questo caso il titolo della performance è Segregazione.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Pavlenskij è tuttora indagato per vandalismo a causa di Libertà, un’altra protesta realizzata il 23 febbraio del 2014 a San Pietroburgo: in quell’occasione l’artista e alcuni suoi amici imitarono le proteste ucraine di Euromaidan, gridando slogan e dando fuoco ad alcuni copertoni.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it