23 novembre 2015 15:20

Più di un quarto della popolazione residente in Italia (il 28,3 per cento) è a rischio di povertà o esclusione sociale. È quanto emerge dall’ultimo rapporto diffuso dall’Istat sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie italiane nel 2014. Il dato comprende tre indicatori: quello di rischio di povertà (che riguarda il 19,4 per cento della popolazione), quello di bassa intensità lavorativa (12,1) e quello di grave deprivazione materiale (11,6).

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Per l’Istat, sono a rischio di povertà le famiglie il cui reddito è inferiore alla soglia di rischio di povertà (pari a 9.455 euro annui nel 2014). La bassa intensità di lavoro invece riguarda le famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo nell’anno precedente. Infine, vivono in condizione di grave deprivazione materiale le famiglie per cui sono validi almeno quattro di nove indicatori:

  1. avere arretrati nel pagamento di bollette, affitto, rate del mutuo o altri tipi di prestito;
  2. non poter riscaldare adeguatamente la propria abitazione;
  3. non potersi permettere spese impreviste di 800 euro;
  4. non potersi permettere un pasto adeguato, cioè con un salutare contributo proteico, almeno una volta ogni due giorni;
  5. non potersi permettere di trascorrere una settimana di ferie all’anno lontano da casa;
  6. non potersi permettere di comprare un televisore;
  7. non potersi permettere una lavatrice;
  8. non potersi permettere un’automobile;
  9. non potersi permettere un telefono.

In particolare, il calo della percentuale di residenti in Italia in condizioni di grave deprivazione, cominciato nel 2013, è dovuto alla diminuzione di persone che non possono permettersi almeno un pasto adeguato ogni due giorni (dal 13,9 per cento al 12,6), che non possono permettersi una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 51,0 al 49,5) o una spesa imprevista da 800 euro (dal 40,2 al 38,8).

Tra i residenti nel sud Italia, in Sardegna e in Sicilia il 45,6 per cento è a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 22,1 per cento del centro e il 17,9 per cento del nord. Le percentuali minori sono state rilevate in Trentino Alto Adige (11,7), Friuli Venezia Giulia (16,3) e Veneto (16,9).

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