27 maggio 2016 13:08

Il sindaco Virginio Merola, del Partito democratico (Pd), si avvia a una probabile riconferma, ma non è sicuro di farcela al primo turno. Il centrodestra, che si è ricompattato proprio sul palco di piazza Maggiore l’8 novembre 2015 nella manifestazione contro il governo, si presenta unito: Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega nord sostengono la leghista Lucia Borgonzoni. In caso di ballottaggio, sarebbe lei a sfidare Merola.

Bologna è anche la città del primo VaffaDay, la protesta convocata da Beppe Grillo che nel 2007 diede avvio a quello che oggi è il Movimento 5 stelle. Ma anche se la formazione ha incassato qui i suoi primi successi di piazza e di urne, non è mai andata oltre l’11 per cento: il 5 giugno ci proverà con il candidato Massimo Bugani.

Le realtà a sinistra del Pd (centri sociali, Sinistra ecologia libertà) sono confluite nella Coalizione civica, che ha candidato l’esponente di Sel Federico Martelloni. La destra più centrista, quella che a Bologna si collega a Pier Ferdinando Casini, appoggia la lista civica di Manes Bernardini. Ci sono altri quattro candidati: Matteo Badiali dei Verdi, Ermanno Lorenzoni del Partito comunista dei lavoratori, Sergio Celloni di Gol (Giustizia, onore e libertà) e Mirko De Carli del Popolo della famiglia.

I candidati

Virginio Merola. Ha 61 anni e ha percorso una carriera piuttosto tradizionale per un politico di sinistra a Bologna: esponente locale del Partito comunista e poi di tutte le declinazioni successive (passando per il Pds e i Ds) fino al Partito democratico, di cui è stato tra i fondatori nel 2007. Assessore all’urbanistica nella giunta dell’ex sindacalista Sergio Cofferati (2004-2009), nel 2008 si è candidato alle primarie per il sindaco, ma è arrivato terzo dopo Flavio Delbono (poi eletto) e Maurizio Cevenini. Dopo nemmeno un anno, Delbono si è dimesso (aveva pagato con soldi pubblici spese private) e quando Maurizio Cevenini si è ritirato per questioni di salute, Merola ha stravinto le primarie ed è diventato il candidato a riscattare la città dopo un anno di commissariamento. Ha vinto le amministrative del 2011 al primo turno, superando il 50 per cento per mille voti.

Il suo mandato “di sindaco normale in una città straordinaria” – dice lui – si è svolto senza particolari problemi, tra pedonalizzazioni e nuove piste ciclabili, turbato nell’ultimo periodo da sgomberi di case occupate e centri sociali decisi da prefettura e questura. Matteo Renzi l’ha appoggiato con un tweet, ma gli elettori bolognesi del Pd non amano le alleanze a destra fatte a palazzo Chigi. Tanto che hanno disertato le urne alle regionali del 2014: con un’affluenza inferiore al 40 per cento, il Pd ha ottenuto nel capoluogo solo 46mila voti, un terzo di quelli che nel 1999 fecero vincere l’unico sindaco di destra della storia di Bologna, Giorgio Guazzaloca.

Lucia Borgonzoni. Ha 39 anni, una laurea all’accademia di belle arti. Pittrice e interior designer, nei primi anni del duemila ha anche fatto la barista al Link, un centro sociale occupato, riferimento culturale di quegli anni. È consigliera comunale della Lega nord e responsabile dei Giovani padani di Bologna. Non perde occasione per ostentare l’affinità con il segretario nazionale Matteo Salvini, ma va d’accordo anche con le altre anime della coalizione di destra che la sostiene, per esempio con il coetaneo capogruppo di Forza Italia Galeazzo Bignami, recentemente apparso vestito da nazista nella foto di un addio al celibato.

Massimo Bugani. Detto Max, nato nel 1978, si era già candidato nel 2011 e aveva ottenuto il 9,5 per cento dei voti. È consigliere comunale del Movimento, all’interno del quale è emerso come figura di riferimento della componente più vicina al leader Beppe Grillo, ai Casaleggio e al direttivo nazionale, nella regione dove, invece, i cinque stelle hanno ottenuto i maggiori successi con dissidenti come Federico Pizzarotti, sindaco di Parma. Con l’appoggio della direzione è stato candidato senza che si svolgessero le “comunarie” online, versione grillina delle primarie.

Federico Martelloni. Classe 1975, è professore associato di diritto del lavoro all’università di Bologna. Volto locale del movimento no global, oggi è esponente di Sel-Sinistra italiana, quella sinistra che era nella giunta di Merola, ma che alle nuove amministrative ha deciso di confluire nella Coalizione civica, formata da associazioni e movimenti antagonisti, piuttosto attivi in città. Martelloni ha vinto le primarie della coalizione con il 60 per cento dei circa 1.600 voti espressi ai gazebo.

Manes Bernardini. È un avvocato di 44 anni, specializzato in diritto civile. Ex leghista, era arrivato secondo nel 2011 con il 30 per cento dei voti. Quest’anno si presenta con una lista civica di centro – Insieme Bologna – sostenuto da Ncd-Udc. Come capolista ci sarà Giulio Venturi, giovane nipote di Marco Biagi, il giuslavorista bolognese ucciso nel 2003 dalle nuove Brigate rosse.

I programmi

Virginio Merola.Andiamo avanti, insieme!” è l’appello dei cartelli elettorali del sindaco uscente, forte dei passati cinque anni di amministrazione. La prima promessa è quella di incentivare la partecipazione: “Nasce l’ufficio dell’immaginazione civica dove condividere idee nuove e affiancare l’amministrazione nella loro realizzazione. Un laboratorio permanente che ispira nuove idee, attira talenti e stimola le imprese più creative”. Un altro obiettivo è “quello dell’accoglienza e dell’inclusione. Ogni dieci anni Bologna cambia il 25 per cento della propria cittadinanza, al 15 per cento di origine straniera”.

Lucia Borgonzoni. La vicinanza a Matteo Salvini è evidente nel programma della candidata della coalizione di destra. Se diventerà sindaca di Bologna, Borgonzoni promette di chiudere i centri sociali e di sgomberare le case occupate “dalle zecche”, come le definisce appropriandosi dell’epiteto scelto da Salvini. E poi: non officerà le unioni civili tra omosessuali e promette di ostacolare l’arrivo di migranti non regolari.

Massimo Bugani. “Bologna ha una grande occasione, può uscire dalla cappa che la opprime e rinascere dal punto di vista economico e culturale. L’M5S è l’unica alternativa alla sempre più lobbistica ‘ditta’ Pd”, si legge nella pagina che presenta il programma dei cinque stelle. Tra i punti salienti: verde e non cemento, fermare le infrastrutture inutili, attacco al “poltronificio Hera” (l’azienda municipalizzata dei servizi), “stop a clandestinità e irregolari”.

Manes Bernardini. Vuole realizzare un nuovo piano del traffico urbano, che modifichi quello scaduto nel 2006. Intende reprimere “ogni illegalità, potenziare il controllo del territorio con più telecamere e più illuminazione pubblica” e “dotare la polizia municipale di nuovi strumenti di difesa”.

Federico Martelloni. Il tema del diritto allla casa è il principale punto di discordia con la giunta uscente: “Diciamo ‘basta’ all’emergenza. Bisogna superare la logica per cui l’amministrazione si attiva, trova soldi e soluzioni, solo di fronte a sgomberi e sfratti”. Per risolvere il problema delle persone senza casa, Martelloni propone di “riqualificare le strutture abbandonate e trasformarle in contesti comunitari permanenti”.

I sondaggi

L’incognita a Bologna è l’affluenza: se bassa come negli ultimi appuntamenti elettorali, il ballottaggio diventa più probabile. Resta da capire se al secondo turno Merola cercherà l’appoggio della destra moderata (Bernardini) o della sinistra radicale (Martelloni).

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it