26 luglio 2016 19:30

1. Under the same sun, South London gallery, fino al 4 settembre
Questa ambiziosa collaborazione tra la South London gallery e il Guggenheim museum di New York porta una rassegna di arte moderna e contemporanea dell’America Latina nel quartiere dove risiede una delle più grandi comunità latinoamericane d’Europa. Questo vasto repertorio comprende stili, estetiche e generazioni (si copre una produzione che va dagli anni settanta a oggi), spazia tra realtà molto diverse accomunate dallo stesso passato coloniale. La coppia Chaves e Mantilla, con trenta disegni ispirati alle spedizioni antropologiche nell’Amazzonia peruviana, ripercorre la storia di civiltà calpestate. I bronzi dipinti di Erika Verzutti, simili a totem, mostrano come gli oggetti rituali delle culture non occidentali abbiano alimentato la storia dell’arte occidentale, da Brancusi a Henry Moore. Ma qui le forme stilizzate sono pezzi di frutta e richiamano con ironia un ideale tropicale. Gabriel Orozco usa l’astrattismo per rappresentare, a tempera e oro brunito, la foglia immediatamente riconoscibile di monstera. Invece il cubano Wilfredo Prieto riflette sulla mobilità del modello capitalista spostando per cinque chilometri una carriola piena di terra. Un altro tema cruciale è l’uso dell’arte come strumento di dissenso. Una scritta al neon di Wilson Diaz chiede la liberalizzazione della pianta di coca. È un appello per un’alternativa al traffico di droga che ha rovinato il suo paese, la Colombia. The Telegraph

2. Falsi e bugie
È vero che il pittore britannico Peter Doig ha provato l’lsd un paio di volte quando studiava in Canada negli anni settanta, ma questo non significa che non sappia distinguere una sua opera autografa da un falso. Così quando Doig, famoso per i suoi paesaggi magici, ha ricevuto la foto di un suo presunto dipinto che doveva essere autenticato, non avendolo riconosciuto, ha detto che era un bel quadro ma non lo aveva dipinto lui. Il proprietario, un’ex guardia che dice di aver conosciuto Doig quando lavorava in un carcere canadese, sostiene che il pittore l’abbia realizzata quarant’anni fa, quando era detenuto lì. Ora l’artista deve fare i salti mortali per dimostrare di non essersi mai trovato nei pressi dell’istituto. La posta in gioco è alta, visto che alle ultime aste i suoi quadri sono stati battuti per milioni di dollari. The New York Times

3. Pareti che parlano
I muri di Atene portano le cicatrici della recente crisi economica che ha sconvolto il paese. Sono il supporto di un’arte sovversiva che fa della capitale greca la nuova Berlino. In una strada trafficata del quartiere di Psiri, in centro, il primo ministro greco Alexis Tsipras abbraccia la cancelliera tedesca Angela Merkel. Su un muro fatiscente nel quartiere di Exarchia, una silhouette con una maschera antigas scruta i passanti. Delle ombre sulle pareti immacolate della Banca di Grecia sono vestigia dipinte in fretta di vecchi slogan anticapitalisti. Dalle ferite possono nascere opere d’arte. I graffiti di Atene interpretano e ricordano il malessere diffuso nel paese. Les Inrockuptibles

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