01 agosto 2016 10:12

Il suo mandato è stato di breve durata, solo 18 mesi. Il 30 luglio il primo ministro tunisino Habib Essid ha perso la fiducia del parlamento nel corso di una votazione dell’assemblea nazionale. Su 191 deputati presenti, 118 si sono pronunciati contro di lui, tre in favore e 27 si sono astenuti.

La destituzione di Essid, un tecnocrate di 67 anni, è stata il risultato di una lunga lotta che per due mesi lo ha contrapposto al presidente Beji Caid Essebsi, 89 anni, sull’opportunità di creare un governo di unità nazionale.

All’inizio di giugno il capo dello stato aveva stimato che la Tunisia, minata da una bassa crescita (lo 0,8 per cento nel 2015 rispetto al 2,3 per cento dell’anno precedente) e da un alto tasso di disoccupazione (il 15 per cento a fine dicembre), aveva bisogno di una nuova linea di governo per portare a termine riforme coraggiose.

Dopo la “rivoluzione dei gelsomini”, che aveva cacciato dal potere Zine El Abidine Ben Ali a metà gennaio del 2011, il numero dei disoccupati è cresciuto in modo esponenziale: più di un terzo dei giovani non esercita alcuna attività.

Il piano Marshall tunisino
Duramente criticato dai quattro partiti associati nella coalizione di governo (Nidaa Tounes, Ennahda, Afek Tounes e Unione patriottica libera) per la sua incapacità di riportare il paese sulla strada della crescita, il primo ministro uscente ha difeso il suo operato nella lotta contro il terrorismo. “Questo governo avrebbe dovuto durare nel tempo perché la situazione nel nostro paese ha bisogno di continuità”, ha affermato Essid.

I negoziati per designare il successore di Essid sono cominciati il 1 agosto; ma come farà la Tunisia a liberarsi dai mali che la colpiscono? In un editoriale su Jeune Afrique Mongi Hamdi, ex ministro degli esteri (da gennaio 2014 a febbraio 2015), stima necessario l’avvio di un piano Marshall incentrato su tre aspetti: l’economia, la società e la sicurezza.

Che qualità dovrà avere il futuro inquilino della Kasbah (la sede del governo a Tunisi)? La Presse de Tunisie ha un’idea molto precisa: il nuovo primo ministro dev’essere “fervente, efficace, deciso e colto come lo fu Senghor in Senegal, e ‘stregone’ come Houphouët-Boigny in Costa D’Avorio “, “sensibile come un poeta” e intransigente come un Robespierre; “un buon timoniere (…) combattivo nella tempesta” e un “mago”. In altre parole “un illusionista”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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