29 agosto 2016 11:06

La continuità dinastica, con il rischio della crisi politica, o il cambiamento, con tutte le incertezze che comporta? Questa era l’alternativa proposta il 27 agosto ai 628mila elettori del Gabon, chiamati alle urne per l’elezione del presidente di questo piccolo stato dell’Africa centrale ricco di petrolio.

Allo scrutinio a turno unico hanno partecipato undici candidati. I favoriti, però, erano due: Ali Bongo, 57 anni, capo dello stato uscente, candidato per un secondo mandato settennale; l’altro, Jean Ping, 74 anni, ex presidente della commissione dell’Unione africana (dal 2008 al 2012) e più volte ministro sotto la presidenza di Omar Bongo, il padre di Ali.

Prima del voto, sorvegliato da decine di osservatori europei e africani che avevano il compito di evitare frodi, si è svolta una campagna elettorale molto tesa. Jean Ping ha accusato il suo principale avversario di voler commettere brogli per vincere.

Nel 2009, poco dopo la morte di Omar Bongo (che era al potere dal 1967), la vittoria contestata di Ali Bongo aveva causato delle rivolte. I morti erano stati tanti negli scontri a Port-Gentil, la capitale economica, dove il consolato generale della Francia era stato incendiato. In seguito le forze dell’ordine avevano imposto il coprifuoco.

Politica dinastica

Davanti all’erede di una dinastia che monopolizza il potere da mezzo secolo, quante probabilità ha l’opposizione di affermarsi alle elezioni? La Bbc non esclude che Ping possa vincere e diventare presidente. In Gabon solo una piccola parte degli abitanti, che sono 1,6 milioni, beneficia dei proventi del petrolio. E il malcontento è sempre più forte.

Ali Bongo è sotto pressione anche per le sue origini. Secondo alcuni non è il figlio naturale di Omar Bongo, ma un orfano di guerra adottato durante la guerra del Biafra, in Nigeria, tra il 1967 e il 1970. Affermazioni che Ali Bongo smentisce con fermezza.

In ogni caso, respingendo ogni tentazione dittatoriale, Ali Bongo cerca di smarcarsi dall’eredità del padre. “Bongo era mio padre. Io sono Ali”, afferma. I risultati del voto sono attesi per il pomeriggio del 30 agosto. E mostreranno se i suoi connazionali hanno sottoscritto questa professione di fede.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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