01 settembre 2016 09:53

Ribelli, combattivi ma indecisi. In occasione di una grande manifestazione nazionale prevista per il 1 settembre per le strade di Caracas, gli oppositori di Nicolás Maduro vogliono mostrare al presidente venezuelano che rifiutano di sottostare a un regime che secondo loro ha fornito molte prove d’incapacità.

Commercianti, preti di campagna e anche membri di tribù amazzoniche: la manifestazione si presenta molto eterogenea. L’opposizione spera di attirare centinaia di migliaia di persone in occasione di questa prova di forza nei confronti del governo, accusato di aver fatto sprofondare il paese nella più grave crisi economica dalla sua indipendenza, scrive il Wall Street Journal.

Il professore Javier Corrales dell’università Amherst in Massachusetts, esperto di America Latina citato dal Wall Street Journal, osserva che la portata di questo evento è “considerevole”. La rivista Americas Quarterly è d’accordo con lui. “L’opposizione però, se vuole organizzare un referendum sulla destituzione del presidente entro la fine dell’anno, deve fare in fretta”, aggiunge Corrales.

Messo con le spalle al muro, il potere – i cui sostenitori si sono mobilitati ieri – cerca di prendere tempo per prevenire delle elezioni anticipate, che secondo i sondaggi gli sarebbero fatali e metterebbero fine a 17 anni di “rivoluzione bolivariana”, concetto creato dall’ex presidente Hugo Chávez nel 1999 e che avrebbe dovuto permettere un riorientamento dei redditi petroliferi in favore della politica sociale.

Mentre diverse figure della contestazione – come Leopoldo López, Daniel Ceballos o il dirigente del partito Volontà popolare Yon Goicochea – sono in prigione, il Venezuela è in piena crisi, in balia di un’iperinflazione (più del 700 per cento secondo il Fondo monetario internazionale), dell’insicurezza e di una povertà dilagante.

Davanti ai negozi le code continuano ad allungarsi, osserva The Week. Alla disperata ricerca di cibo e di altri prodotti di prima necessità, la popolazione è costretta a lunghe file. Nella capitale l’attesa media per comprare da mangiare è in media di 35 ore al mese, scrive il Washington Post, che evoca una “crisi umanitaria”.

Lo spettro di un’apocalisse nazionale è inevitabile? Per Usa Today la crisi in Venezuela è destinata ad aggravarsi ancora di più. A meno che il governo non si renda conto dei suoi errori e si impegni per le “riforme su vasta scala” necessarie per il futuro risanamento del paese. Una pia illusione?

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