19 ottobre 2016 10:32

Dopo i confronti tutt’altro che pacifici del 26 settembre e del 9 ottobre, cosa riserverà il terzo e ultimo dibattito presidenziale, previsto per questa notte, tra la candidata democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump? Sarà quello delle umiliazioni e degli insulti?

Nel corso dell’ultimo dibattito, che si terrà all’università del Nevada a Las Vegas, saranno affrontati sei temi: l’immigrazione, il debito pubblico, la corte suprema, l’economia, la politica estera e l’adeguatezza di ogni candidato a svolgere le funzioni di presidente.

Ci si aspetta che il dibattito, fondamentale in vista delle elezioni dell’8 novembre, sia seguito da un gran numero di spettatori. Nel 2012 il terzo dibattito tra Barack Obama e il suo avversario repubblicano, Mitt Romney, attirò 41 milioni di persone.

I due candidati alla Casa Bianca affrontano l’ultimo confronto in modo molto diverso. Trump probabilmente tornerà sui suoi argomenti preferiti: la sua rivale è corrotta, i mezzi d’informazione sono tutti con lei e lui è il solo in grado di combattere “il sistema”. Per Hillary Clinton l’equazione è più complessa e dovrà scegliere se giocare la carta della moderazione o se invece restituire colpo su colpo, con il rischio però di rovinare la sua immagine.

Vantaggio variabile
Il Washington Post, che si è schierato a favore dell’ex segretaria di stato, è convinto che Hillary Clinton sceglierà la seconda soluzione, al contrario dei due confronti precedenti in cui ha giocato sia in difesa sia in attacco. Questa volta la candidata democratica dovrà fare un discorso convincente, cioè dimostrare di avere le capacità di essere un futuro capo supremo.

Secondo due sondaggi, l’ex segretaria di stato (dal 2009 al 2013) ha per ora i favori dei pronostici. Ma il suo margine è variabile: il suo vantaggio sarebbe di 11 punti (il 48 per cento dei favori per Clinton contro il 37 per cento per Trump) secondo il sondaggio realizzato da Nbc News e dal Wall Street Journal, ma di soli quattro punti per quello condotto da Abc News e dal Washington Post (che dà ai candidati le percentuali del 47 e del 43 per cento).

Nonostante le sue dichiarazioni misogine, Trump può infatti contare sul saldo sostegno di una serie di fedeli sostenitori, comprese molte donne. Ma secondo l’economista Paul Krugman, l’aspetto più preoccupante dell’imprenditore è la sua visione lugubre degli Stati Uniti, quella di una società che somiglia sempre di più a una “distopia da incubo”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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