13 dicembre 2016 11:09

Nonostante il pugno di ferro del governo di Abdel Fattah al Sisi, il terrorismo non ha abbandonato l’Egitto. L’11 dicembre al Cairo un attentato ha colpito i fedeli che partecipavano alla messa nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, che sorge accanto alla cattedrale copta di san Marco dove vive il patriarca della chiesa copta Tawadros II.

Il bilancio dell’attentato, uno dei più sanguinosi compiuti contro i cristiani dal 2011, è di almeno 24 morti e 49 feriti. Finora l’attacco non è stato rivendicato, anche se sui social network il gruppo Stato islamico (Is) ha espresso soddisfazione per quest’azione. Il 12 dicembre quattro persone sono state arrestate. I sospetti degli investigatori si orientano verso i Fratelli musulmani.

“Dopo momenti del genere tra gli egiziani si crea un sentimento di unità per combattere le forze che cercano di seminare un clima di paura”, ha dichiarato ad Al Arabiya Farrah El Essawi, studente dell’Università americana del Cairo. Il grande imam di Al Azhar, la più importante istituzione musulmana sunnita del paese, si è affrettato a definire l’attentato “un’infamia”, e le autorità hanno proclamato tre giorni di lutto nazionale.

Al Sisi sotto accusa
Perché la minoranza copta – che rappresenta il 10 per cento dei 92 milioni di egiziani – è di nuovo presa di mira? Secondo la Bbc la spiegazione va cercata nell’atteggiamento tenuto dai cristiani dopo il colpo di stato del luglio del 2013 contro Mohamed Morsi. Infatti i sostenitori del presidente destituito, proveniente dai ranghi dei Fratelli musulmani, accusano i cristiani di aver sostenuto il golpe dell’esercito. Mentre i rapporti tra le varie comunità stanno diventando sempre più tesi, Al Sisi viene criticato per la sua negligenza. Diverse voci si sono levate per rimproverarlo di non aver sufficientemente protetto i cristiani, già vittime di attacchi in altre occasioni, com’è successo a Minya, nell’Egitto centrale.

Solo tre anni fa il presidente Al Sisi era considerato il “salvatore” da molti copti che volevano un cambiamento. Oggi però molti sembrano delusi e criticano la sua incapacità di mettere fine alle ingiustizie di cui si sentono vittime. Queste critiche potrebbero rappresentare una minaccia per il suo potere.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it