02 febbraio 2017 17:24

Roger Hiorns
Ikon gallery, Birmingham, fino al 5 marzo
C’è un forte odore di detersivo nelle sale della mostra di Roger Hiorns. A prima vista sembra strano, considerando la quantità di forme antropomorfe, corpi vecchi e decadenti appesi a tubature. Carburatori, taniche di plastica, parti di motore ricordano una testa o una colonna vertebrale. Sembrano mutilati, maschere antigas attaccate a corpi emaciati, organi malati e gonfi. Sono la morte stessa. Da ogni fessura e cerniera esce la schiuma di un detergente, che cade sul pavimento emettendo un odore pungente di ospedale. Una macchina a raggi X è abbandonata a terra. Gli altoparlanti raccontano la storia di un uomo tenuto in vita per mesi dalle macchine. La schiuma, allora, sembra innocente e la fusione di corpi e macchine pertinente e tragica. La brutalità delle malattie, in particolare della Bse (il morbo della mucca pazza), è uno dei temi di questa mostra, insieme alla giovinezza. I pannelli informativi spiegano che in alcune opere c’è materia cerebrale mischiata ad altre sostanze non autorizzate. Corpi nudi di giovani uomini sfilano per le sale. Uno si siede sul motore a reazione di un aereo militare: carne calda sul simbolo freddo della morte. Un altro si sdraia su un tappeto di polvere di granito ricavata da un altare. Tutto rimanda a qualcos’altro: Hiorns parla di umori e comportamenti, dice di trascinare lo spettatore nelle sue opere, di insultare gli oggetti del potere. Ma senza didascalie l’intera operazione risulterebbe incomprensibile. The Observer

Cy Twombly,
Centre Pompidou, Parigi, fino al 24 aprile
Cy Twombly esalta con la sua poesia il Centre Pompidou nei festeggiamenti per il 40° anniversario del museo. Twombly è una figura mitica, un americano atipico, imbevuto di cultura classica, un viaggiatore solitario che attraversa il vecchio sud e l’Europa a piedi. Lo vediamo alle pendici del Campidoglio, a Roma, immortalato nel 1952 da Robert Rauschenberg, bello come un antico reperto. La serie mitica dei dipinti bianchi apre la retrospettiva parigina. Grandi tele che sembrano provenire dalla notte dei tempi, dipinte con vernici industriali, matita e fittissimi segni incisi. Le Figaro

Tre cinesi a New York, Mosquitoes, dust and thieves
Canal Gallery, New York, fino al 12 febbraio
Cici Wu, Ho King e Wang Xu sono nati in Cina, hanno studiato negli Stati Uniti e vivono a New York. Nel 2015 hanno trasformato il loro studio condiviso a Chinatown in uno spazio alternativo per l’arte, il Practice. Lo mantengono con soldi ricavati da lavori part-time e hanno raccolto una comunità di artisti nomadi come loro. La galleria Canal gli ha offerto lo spazio per esporre. Wang crea la versione contemporanea di un kouros greco, con una testa di argilla e ghiaia che sembra possa esplodere da un momento all’altro. Cici lavora con l’elettronica e la sua installazione trasforma gli impulsi luminosi in ombre. Ho espone un libricino sotto un riflettore, con la traduzione inglese delle poesie del fotografo Ren Hang. The New York Times

Questa rubrica è stata pubblicata il 27 gennaio 2017 a pagina 87 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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