03 marzo 2017 11:22

Le responsabilità sono di entrambi. In un rapporto molto atteso, pubblicato il 1 marzo, le Nazioni Unite dichiarano che sia il governo siriano sia i ribelli hanno commesso dei crimini di guerra ad Aleppo, la seconda città della Siria.

Il rapporto si basa su 291 interviste condotte a distanza con abitanti di Aleppo o di persona con siriani della regione o a Ginevra, e copre il periodo dal 21 luglio 2016, la data d’inizio dell’assedio da parte delle forze di Damasco, al 22 dicembre dello stesso anno, il giorno in cui la città è finita sotto il controllo delle truppe governative dopo combattimenti di rara intensità.

Secondo la commissione d’inchiesta internazionale indipendente, la Russia e la Siria hanno usato delle bombe a grappolo e altre munizioni illegali contro i civili assediati nella parte orientale di Aleppo (che era controllata dai ribelli) e hanno distrutto intenzionalmente degli ospedali con ripetuti raid aerei. Damasco e Mosca respingono con forza le accuse.

Nel documento vengono citati anche il sanguinoso attacco aereo di settembre contro un convoglio umanitario e l’uso da parte dei soldati di Bashar al Assad del cloro, un gas molto tossico che può provocare gravi danni respiratori.

Bombardamenti indiscriminati
Anche i ribelli sono finiti nel mirino delle Nazioni Unite: sono accusati di aver lanciato indiscriminatamente colpi d’artiglieria su Aleppo ovest (che era controllata dal governo), senza chiari obiettivi militari. Inoltre, alcuni gruppi armati, quando si sono resi conto di essere vicini alla sconfitta, avrebbero utilizzato i civili come “scudi umani”.

Aleppo, un tempo il più importante centro di scambi commerciali della Siria, oggi è devastata, è una città fantasma sommersa di macerie. La sua riconquista è stata il colpo più duro inflitto alle forze di opposizione da quando è cominciato il conflitto, sei anni fa. Da allora sono morte circa 400mila persone e milioni di siriani sono fuggiti dalle loro case.

Ora che questi crimini sono stati documentati, cosa succederà? Sarà possibile fare in modo che i responsabili, da una parte e dall’altra, ne rispondano in un’aula di tribunale, come si augura la magistrata svizzera Carla Del Ponte? Al momento quest’eventualità sembra poco probabile considerato che già nel 2014 la Russia e la Cina avevano impedito che la Corte penale internazionale aprisse un’inchiesta sui crimini di guerra in Siria.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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