28 aprile 2017 17:09

“Realizzeremo il più grande taglio alle tasse della storia degli Stati Uniti”, ha detto il 26 aprile il segretario del tesoro statunitense Steven Mnuchin presentando la proposta di riforma fiscale dell’amministrazione Trump.

In realtà molti dei dettagli non sono ancora stati rivelati (la Casa Bianca ha presentato solo una bozza composta da un’unica pagina), ma in sostanza la proposta prevede la riduzione delle tasse per tutte le fasce di reddito e per le aziende, sia quelle di piccole dimensioni sia quelle con molti dipendenti. Ma i vantaggi maggiori, secondo economisti ed esperti che hanno studiato la riforma, saranno per le persone con redditi molto alti e per chi detiene grandi patrimoni.

L’abolizione della tassa di successione sugli immobili, per esempio, riguarderebbe solo circa cinquemila patrimoni all’anno, ma secondo il Tax policy center, un istituto indipendente, costerebbe circa 170miliardi di dollari nel giro di un decennio. Anche la riduzione delle tasse sulle rendite finanziarie aiuterebbe soprattutto gli statunitensi più ricchi. Questo approccio alla politica fiscale è simile a quello adottato da altri presidenti repubblicani a partire dagli anni ottanta più che alle promesse fatte da Trump in campagna elettorale, quando il candidato repubblicano aveva detto di voler dare la priorità alla riduzione delle tasse per la classe media.

Nonostante l’impronta fortemente conservatrice, non è detto che il piano sia approvato al congresso (controllato dai repubblicani) perché farebbe aumentare ulteriormente il debito nazionale. Maya MacGuineas, presidente del comitato per il bilancio federale responsabile, ha detto: “Abbiamo fatto due conti: i tagli alle tasse ammontano a cinquemila miliardi di dollari. Una cifra inimmaginabile considerando che attualmente gli Stati Uniti hanno il deficit più alto dalla seconda guerra mondiale”.

Cento giorni difficili
Molti commentatori hanno interpretato la proposta di riforma fiscale come il tentativo di Trump di spostare l’attenzione dalle difficoltà incontrate nei primi cento giorni di mandato, soprattutto per scrollarsi di dosso la percezione di una presidenza immobile.

In questi mesi Trump ha firmato molti ordini esecutivi e ha annunciato varie proposte di riforma, ma l’impatto politico di questi provvedimenti è stato limitato. Questo vale soprattutto per i temi su cui Trump aveva insistito molto in campagna elettorale. I suoi decreti per vietare l’ingresso nel paese ai cittadini di alcuni paesi a maggioranza musulmana sono stati bloccati da alcuni giudici federali.

Il 26 aprile un giudice della California ha bloccato anche il provvedimento della Casa Bianca per tagliare i fondi federali alle città che si rifiutano di collaborare all’espulsione degli immigrati senza documenti. Poi c’è stato il fallimento del tentativo di cancellare e sostituire la riforma sanitaria di Barack Obama (Obamacare), finora la maggiore sconfitta di Trump. Il governo sta modificando la proposta per renderla più accettabile ai repubblicani che si erano opposti alla prima versione, ma a quanto pare i contrasti tra una fazione del partito e la Casa Bianca non sono stati ancora superati.

Su altri temi Trump ha abbandonato le sue promesse di rompere rispetto alle politiche del passato: sul commercio internazionale ha abbandonato l’idea di ritirare gli Stati Uniti dal trattato di libero scambio in America del Nord (Nafta) e ha smesso di accusare la Cina di manipolare la valuta, mentre sulla politica estera ha preso le distanze dalla Russia.
In un’intervista rilasciata il 27 aprile, Trump ha detto che non pensava che fare il presidente fosse tanto difficile.

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Scontro con il Canada
Il 25 aprile Trump ha lanciato un’offensiva commerciale contro il Canada, imponendo una tariffa doganale del 20 per cento sulle esportazioni di legname da costruzione canadese negli Stati Uniti, e minacciando di fare lo stesso con i prodotti caseari.

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I produttori di legname statunitense accusano da anni le aziende canadesi di fare concorrenza sleale, perché ricevono sussidi dallo stato e poi vendono i loro prodotti negli Stati Uniti a prezzi bassi. Il ministro del commercio statunitense, Wilbur Ross, ha spiegato che il provvedimento sarà applicato in modo retroattivo. Gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e il Canada hanno un valore complessivo di circa 545 miliardi di dollari all’anno. Washington sostiene di avere un deficit commerciale di 11,2 miliardi di dollari. Le importazioni di legname canadese verso gli Stati Uniti nel 2016 ammontavano a 5,6 miliardi di dollari.

Le autorità canadesi hanno condannato l’iniziativa degli Stati Uniti. Alexandre Cusson, vicepresidente dell’unione dei comuni del Québec, ha detto che solo nella sua provincia l’industria forestale potrebbe perdere 200 milioni di dollari. Il governo canadese ha definito i dazi sulle esportazioni di legname “ingiusti e punitivi”. La decisione della Casa Bianca soddisfa i produttori di legname statunitensi ma spaventa le industrie del settore dell’edilizia. Secondo alcune stime, il costo di costruzione di una casa negli Stati Uniti potrebbe aumentare del 12 per cento a causa delle nuove tariffe.

Una guerra possibile
Sul fronte internazionale la tensione tra Washington e la Corea del Nord è sempre alta. Intanto la flotta navale statunitense guidata dalla portaerei Carl Vinson è arrivata davanti alle coste coreane insieme a un sottomarino, per delle esercitazioni con le forze armate giapponesi. Pyongyang ha minacciato di affondare la Carl Vinson. Nel frattempo, in Corea del Sud, il 26 aprile l’esercito statunitense ha cominciato a installare il sistema di difesa antimissile Thaad, che dovrebbe essere pronto alla fine dell’anno. Il Thaad, giustificato da Washington e da Seoul come un mezzo per intercettare eventuali attacchi nordcoreani, sta provocando forti tensioni tra gli Stati Uniti e Pechino, che lo considera una minaccia perché potrebbe far aumentare il rischio di un’escalation militare nella regione.

Il 28 aprile, durante un’intervista, Trump ha detto di voler trovare un compromesso diplomatico, ma anche di non escludere una guerra su vasta scala.

Un occhio alla Francia
Su Twitter Trump ha commentato il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi.

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Il presidente statunitense non ha preso apertamente posizione sul secondo turno ma ha detto che Le Pen è la candidata “più solida” per affrontare la minaccia del terrorismo e per fermare l’immigrazione.

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