16 febbraio 2017 15:38

Quando la scrittrice e dj ugandese Kampire Bahana va dal parrucchiere è sempre la stessa storia: “Mi chiedono cosa ho fatto ai capelli e, che abbia le treccine o meno, mi dicono che non va bene”. Con l’aiuto di tre amiche, Bahana ha deciso di cambiare le cose e si è messa al lavoro per aprire un salone di bellezza e arte in Uganda dedicato ai capelli afro. L’ha chiamato Salooni, usando il nome dei negozi di parrucchiere in Uganda.

“Molte donne sono perennemente in lotta con i loro capelli perché la società approfitta delle nostre insicurezze. Per le donne nere c’è poi anche il peso del colonialismo e il tentativo di adeguarsi a un modello estetico che è bianco e quindi impossibile da raggiungere”.

Al Salooni le clienti si fanno pettinare gratis da parrucchieri professionisti. Possono farsi fare un massaggio, giocare con i capelli e guardare fotografie e video nella collezione di curiosità e opere d’arte dedicate ai capelli delle donne nere. Parrucchieri e clienti chiacchierano e si danno consigli su come fare le treccine mantenendo i capelli morbidi.

“Vogliamo creare un luogo dove prenderci cura le une delle altre”, spiega Darlyne Komukama, fotografa e cofondatrice del progetto. L’obiettivo di Salooni è trattare i capelli africani come una scienza, una cultura e una forma d’arte, e diventare un “luogo di conoscenza” dove si approfondisce tutto, dai frattali (forme ripetute in scale diverse nelle acconciature) ai motivi disegnati con le treccine sul cuoio capelluto, che erano una forma di resistenza delle donne portate in schiavitù in America. “Senza dubbio non è ancora pienamente riconosciuto il valore dell’arte africana dell’acconciatura”, afferma Bahana.

The Salooni project. (Darlyne Komukama)

Il progetto Salooni ha esordito nel 2016 in un festival artistico in Uganda, e andrà in tour a Kigali e a Londra grazie a un finanziamento dell’East Africa arts program del British council. Il progetto nasce in un momento in cui negli Stati Uniti si è affermato il movimento Natural hair, nato nel 2000, che incoraggia le donne di origine africana a tenere i capelli in modo naturale. L’idea ha avuto successo anche nei paesi africani, dove sono spuntati saloni di bellezza in stile naturale, si vendono nuovi prodotti e ovunque si moltiplicano le community online. Bahana precisa che Salooni serve ad apprezzare molte altre cose, non solo le acconciature naturali.

I capelli delle donne sono un tema delicato in alcune parti del continente. In Sudafrica diverse scuole superiori costringono le ragazze a raccogliere i capelli o a stirarli, una regola razzista di cui si è parlato quando una ragazza di tredici anni si è decisa a protestare.

Le studenti nere discriminate per i loro capelli


In Uganda, molte scuole chiedono alle studenti nere di tagliare i capelli se non riescono a tenerli in ordine, racconta Bahana, mentre le ragazze bianche o di origine asiatica possono pettinarsi come vogliono.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Le fondatrici spiegano che Salooni non si occupa solo dell’arte dell’acconciatura, ma anche delle tante storie che i capelli raccontano sulla vita delle donne africane nei secoli. Miliardi di dollari sono stati spesi nella ricerca e commercializzazione di prodotti per ammorbidire i capelli crespi, prodotti che secondo Bahana fanno più male che bene. “Sappiamo molto poco su come prenderci cura del capello crespo. Adesso cominciamo finalmente a riflettere su quanto ci è stato insegnato e su quali sono le abitudini che vogliamo conservare”.

(Traduzione di Nicoletta Poo)

Questo articolo è uscito su Quartz.

This article was originally published in Quartz. Click here to view the original. © 2017. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it