21 marzo 2016 20:52

Davanti al bagno dell’aereo una statunitense di bell’aspetto ha cominciato una conversazione che alla fine è diventata un’intervista. Io facevo le domande e lei rispondeva. Stava tornando da un viaggio in terra santa con la sua chiesa evangelica. I suoi occhi brillavano quando pronunciava la parola “Israele”.

La loro guida, un sudafricano bianco (“ci ha fatto capire i pericoli che deve affrontare Israele”), lavora anche per un’associazione cristiana che assiste gli ebrei che vogliono trasferirsi in Israele. Ma non li assiste lo stato? “No, non abbastanza. Alcuni sono molto poveri, possono portare soltanto due valigie” (per non offenderla ho evitato di commentare). “Alcuni arrivano in barca, è molto traumatico” (ho trattenuto un sorriso).

Ma perché la sua chiesa sostiene i migranti ebrei? “Perché nella Bibbia c’è scritto che quando tutti gli ebrei saranno riuniti in terra santa il messia tornerà. Gesù era, è e sarà la nostra salvezza”. I suoi occhi brillavano sempre di più. Cosa succederà agli ebrei quando arriverà il messia? “Potranno restare ebrei, ma dovranno credere in lui”. Per fortuna la donna ha evitato di completare il messaggio evangelico: altrimenti saranno sterminati.

A San Diego ho incontrato una coppia israeliana appena tornata da una conferenza di sostenitori dello stato ebraico e ricchi esponenti delle chiese evangeliche. La coppia vende prodotti cosmetici fatti con piante della terra santa. “Tra gli evangelici vanno a ruba”, ha detto l’uomo. Anche i suoi occhi brillavano.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2016 a pagina 29 di Internazionale, con il titolo “Il messia tornerà”. Compra questo numero | Abbonati

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