04 aprile 2016 20:30

Due incontri a cui ho partecipato a New York hanno confermato un’ovvietà della società statunitense: la minoranza nera e quella asiatico-indiana appartengono a mondi molto lontani.

Il 26 marzo un piccolo gruppo di persone ha festeggiato la pubblicazione di un libro della casa editrice Haymarket, From #Blacklivesmatter to black liberation, scritto dall’attivista Keeanga-Yamahtta Taylor. Nel lussuoso appartamento di Manhattan di un famoso scrittore c’erano persone di successo: scrittori, professori, artisti, un avvocato, un medico. Neri e non neri. Erano tutti eleganti, tranne Taylor, che sembrava arrivata direttamente da una manifestazione di piazza a Chicago. “La presidenza Obama dimostra che i neri non potranno liberarsi del razzismo all’interno del sistema capitalista statunitense”, ha detto.

Il giorno dopo ero a un ricevimento in onore di un senatore democratico appena eletto in North Carolina, Jay Chaudhuri. I suoi genitori sono arrivati negli Stati Uniti dall’India negli anni sessanta. Suo padre era medico ed è stato accolto bene, lui invece è avvocato. La sua base elettorale è composta quasi esclusivamente da bianchi. Una delle priorità di Chaudhuri è ridurre le violenze da arma da fuoco in North Carolina. Un ospite della serata, cognato di Chaudhuri e professore alla New York university, ha detto: “Questa vittoria ha rinnovato la mia fiducia nella democrazia statunitense e nella sua capacità di combattere il razzismo”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è stata pubblicata il 1 aprile 2016 a pagina 24 di Internazionale, con il titolo “Le due minoranze”. Compra questo numero | Abbonati

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