14 aprile 2015 17:00

A volte capita di ascoltare musica e sentirsi trasportati in un luogo fisico più o meno identificato. Scartando la musica descrittiva e i collegamenti più didascalici, ognuno di noi si porta appresso una sorta di mappa sonora, una propria topografia degli ascolti legata a eventi personali esterni alla musica. Più raramente è la musica stessa che crea uno spazio, e non stiamo parlando di spiagge, montagne o deserti, ma di volumi creati dalla disposizione dei suoni.

Ascoltando IV, il nuovo (e quarto) disco del duo Midaircondo, si ha la netta sensazione di essere portati per mano nell’esplorazione di un luogo che lentamente si materializza. Ogni traccia una stanza, e ogni stanza un luogo incerto fatto di singole componenti irregolari, distinte, a tratti antitetiche, che magicamente e perfettamente si incastrano nell’insieme. Una specie di Tetris sonoro tridimensionale.

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Midaircondo sono Lisen Rylander Löve e Lisa Nordström, due musiciste svedesi che lavorano sulla frontiera più interessante della nuova elettronica, quella che ha accolto gli strumenti acustici (in questo caso, sassofono tenore, kalimba, zither, flauto basso, percussioni e voce) creando un’espansione non solo in termini timbrici, ma anche di pratica strumentale. Una contiguità che diventa anche l’ambiguità della fonte sonora, di una musica improvvisata e poi postprodotta, o forse una porta aperta verso il caos per catturare il disordine delle cose. È un caos in cui vivono, a detta delle stesse musiciste, e che le porta a entrare in un mondo sonoro che non potrebbero fabbricare in modo consapevole.

IV è un disco di pulsazioni ossessive, di fasci di suono pulviscolari, di loop asimmetrici e di scarti ritmici, il tutto alla ricerca di quella imperfezione e di quella frizione che creano “un altro tipo di bellezza”. Forse non è un luogo tranquillo, ma è pieno di meraviglie e il consiglio è di entrarci al buio, magari in cuffia: lo sentirete meglio.

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