12 marzo 2015 08:37

Martedì prossimo gli israeliani andranno alle urne. In questo momento lo scenario considerato più probabile vede il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu riconfermato grazie alla nascita di una nuova coalizione di destra con i piccoli partiti nazionalisti, religiosi ed estremisti, il tutto anche se il Likud dovesse piazzarsi dietro all’Unione sionista, il fronte composto dalla sinistra laburista e dai centristi.

Questo risultato, su cui scommette la maggior parte degli analisti, non è particolarmente incoraggiante perché cancellerebbe ogni speranza di un rilancio del processo di pace, mentre la disuguaglianza sociale generata dalle politiche ultra-liberiste continuerebbe ad aumentare in uno stato dove il tasso di povertà è uno dei più alti tra i paesi sviluppati.

Il secondo scenario, che alcuni in Israele cominciano a prendere in considerazione, vedrebbe una situazione in cui nessuno dei due grandi blocchi è in grado di formare una coalizione maggioritaria e in cui l’unica soluzione sarebbe una grande coalizione tra la destra e il centrosinistra. In questo caso assisteremmo sicuramente alla paralisi, perché un governo di questo tipo non potrebbe trovare un’intesa sulla questione palestinese né sui problemi economici e sociali del paese, spingendo inevitabilmente Israele verso le elezioni anticipate. Oggi questo scenario non appare più impossibile, perché la disuguaglianza sociale suscita un tale malcontento che il centrosinistra è in rimonta e secondo i sondaggi potrebbe conquistare tre o quattro seggi in più rispetto al Likud.

Infine c’è il terzo scenario, unanimemente (o quasi) ritenuto il meno probabile ma che non possiamo comunque scartare a priori: il centrosinistra guidato dal laburista Isaac Herzog potrebbe ottenere un risultato talmente positivo da ritrovarsi nella condizione di formare una coalizione di maggioranza. Non è il caso di avanzare previsioni, ma questa evoluzione non è affatto impossibile perché il centrosinistra sembra sostenuto da un’aspirazione verso il cambiamento sociale e potrebbe superare la metà dei seggi alleandosi con un nuovo partito che si richiama alla destra sociale, con il più moderato dei partiti religiosi i cui elettori sono tra i più svantaggiati e con due formazioni laiche, una di centro e l’altra legata alla destra nazionalista.

Una simile coalizione sarebbe cementata dalla volontà di ridurre la disuguaglianza e limitare l’influenza dei religiosi. Con un governo di questo tipo Israele si allontanerebbe dal liberismo economico tanto caro a Netanyahu, operando una svolta anche sul fronte della pace perché Herzog e la sua partner centrista Tzipi Livni vogliono rilanciare il negoziato con i palestinesi in un quadro regionale. Per questo motivo una simile coalizione potrebbe incassare anche il sostegno esterno della dozzina di deputati arabi che potrebbero entrare nel nuovo parlamento (knesset). Al momento questo scenario non è certo il più probabile, ma di sicuro è il più auspicabile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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