09 gennaio 2014 07:00

Sul tavolo ci sono cinque nomi. Militari, politici e tecnocrati compongono l’elenco di candidati tra cui i leader della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale sceglieranno giovedì o venerdì l’uomo che sostituirà per un anno il presidente della Repubblica Centrafricana Michel Djotodia, anche lui incaricato ad interim lo scorso marzo.

Sarà dunque un’organizzazione regionale e non la Repubblica Centrafricana a scegliere la persona che dovrà condurre il paese fuori dal caos e verso le elezioni libere che dovrebbero tenersi il prossimo autunno. Più che un processo democratico si tratta di una forma di tutela provvisoria, ma è l’unica soluzione all’emergenza e al vuoto di potere che caratterizza il paese.

Organizzare le elezioni in questo momento sarebbe impossibile. Il Ciad costituisce la spina dorsale della Misma, la forza africana che cerca di riportare l’ordine in Repubblica Centrafricana al fianco delle truppe francesi. Il Congo è lo stato che regola i salari dei funzionari della Repubblica Centrafricana, e l’anno scorso il Gabon ha spinto i paesi dell’Africa centrale a prende in mano il destino del paese dopo che il presidente François Bozizé è stato rovesciato dal Séléka, una coalizione eterogenea a maggioranza musulmana da cui proviene anche Djotodia.

La Repubblica Centrafricana è insomma sotto tutela regionale ormai da un anno. L’alternativa sarebbe stata una tutela da parte della Francia, ma in quanto ex potenza coloniale Parigi non avrebbe potuto assumersi questo incarico.

Dunque si può dire che la Francia non avrà alcun ruolo nel processo di transizione? Formalmente è così. Parigi non sarà coinvolta nel vertice che si aprirà giovedì nella capitale del Ciad, e restando in disparte lascerà che siano i paesi della regione (soprattutto il Ciad, il Gabon e il Congo) a gestire la crisi facendo valere la loro stabilità e il loro peso.

Tuttavia non si può dire che i francesi siano del tutto estranei alle trattative. Le truppe e i mezzi logistici di Parigi sono fondamentali sul campo, e la settimana scorsa è stato proprio il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian a far capire ai presidenti di Ciad, Gabon e Congo che i leader installati l’anno scorso a Bangui hanno dato prova di totale incuria, e che allo stato attuale è assolutamente necessario trovare sostituti validi. Le Drian non ha faticato a convincere i suoi interlocutori, già preoccupati dalla situazione e da un possibile ritiro della Francia.

Parigi è un attore centrale nella regione, ma il suo obiettivo è ormai quello di mettere i leader locali davanti alle loro responsabilità anziché cercare di sostituirsi a loro. In vista del prossimo vertice la Francia sembra intenzionata a coinvolgere l’Unione europea nel processo di risoluzione della crisi. Ancora non è stato fatto niente di concreto, e per agire servirà l’unanimità dei 28 stati Ue. Ma resta il fatto che il prossimo 20 gennaio i ministri degli esteri europei discuteranno l’invio di un battaglione europeo composto da un migliaio di uomini nella Repubblica Centrafricana.

 (Traduzione di Andrea Sparacino)

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