18 giugno 2014 07:00

Anche se ancora non c’è nulla di certo, in Europa le cose si muovono. Ora dopo ora, punto per punto, proseguono i negoziati in vista del prossimo Consiglio europeo, e sembra che i 28 leader nazionali prenderanno decisioni di grande importanza sul percorso da intraprendere nei prossimi anni e sul nome del prossimo presidente della Commissione europea.

Una larga maggioranza Ue sembra propendere per un accordo sugli investimenti comuni per rilanciare la crescita europea. L’Europa non intende rinnegare il piano di riduzione del deficit e dell’indebitamento sancito dal patto di stabilità sottoscritto dagli stati, ma vuole abbinarlo a una serie di finanziamenti comuni nel campo della ricerca, dell’innovazione e della formazione. In questo modo l’Unione europea potrebbe non solo ridurre la disoccupazione ma anche rafforzare l’industria continentale, alle prese con la concorrenza dei paesi emergenti.

Durante il Consiglio del 26 e 27 giugno i leader nazionali non dovrebbero entrare nel dettaglio degli investimenti, ma probabilmente ammetteranno la necessità di una svolta di questo tipo lasciando alla Commissione il compito di avanzare proposte più precise e inserire i nuovi obiettivi nelle linee direttrici che, oltre al rilancio della crescita, si baseranno sulla convergenza fiscale e sociale nell’eurozona, sui cambiamenti nel settore energetico, sul rafforzamento delle frontiere comuni e sull’affermazione di una diplomazia e di una difesa europee in un momento in cui gli Stati Uniti stanno riducendo la loro presenza in Europa e aumentano le minacce esterne a est e a sud.

Queste linee direttrici formano di fatto un programma politico comune che rappresenta una risposta alle necessità economiche, sociali e politiche oltre che un modo per fissare obiettivi chiari e far capire ai cittadini quale sarà il percorso futuro dell’Unione.

Nel frattempo, mentre l’Europa si prepara a compiere un passo indispensabile dal punto di vista politico ed economico, è emersa una maggioranza chiara sul nome del candidato alla presidenza della Commissione che il Consiglio dovrà proporre al Parlamento europeo. Nonostante l’ostilità del Regno Unito e le perplessità di Paesi Bassi, Svezia e Ungheria, la scelta cadrà su Jean-Claude Juncker, ex primo ministro lussemburghese e capofila del Ppe, il grande partito conservatore paneuropeo che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni del 25 maggio scorso.

Anche se i britannici lo considerano troppo federalista e Angela Merkel non vorrebbe sostenerlo apertamente per non irritare Londra, ormai tutti i grandi partiti lo sostengono in nome della democrazia. La maggioranza del Consiglio vuole evitare uno scontro con il Parlamento, e dunque accetterà di proporre il nome di questo democratico-cristiano, l’uomo giusto per vegliare sul rigore e al contempo promuovere l’indispensabile svolta verso l’investimento e la crescita.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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