16 febbraio 2015 08:56

È uno shock, ma di sicuro non è una sorpresa. Sapevamo già che i fatti di Parigi si sarebbero ripetuti altrove, ed è altrettanto chiaro che la tragedia di Copenhagen si ripeterà presto o tardi in altre città d’Europa.

A Copenhagen gli obiettivi erano gli stessi di Parigi, prima i vignettisti e poi gli ebrei. Anche gli autori degli attentati hanno lo stesso profilo: piccoli criminali provenienti dall’immigrazione musulmana, giovani incapaci di superare i problemi comuni a tutti gli immigrati e che hanno trovato una ragione di vita per trasformare i loro fallimenti in rivolta. Quello che i primi hanno fatto, i secondi hanno copiato e altri ancora imiteranno. Ma come possiamo limitare questa minaccia, fatto salvo che non possiamo eliminarla da un giorno all’altro?

Prima di tutto dobbiamo evitare di commettere due errori madornali. Il primo è quello di considerare questi sbandati come combattenti agguerriti e mossi da profonde motivazioni, l’avanguardia organizzata di una battaglia che attende l’Europa. In questo modo, oltre a sopravvalutarli, li faremmo diventare eroi e quindi esempi per le nuove reclute. Non dobbiamo lasciare che la paura li renda più grandi di quello che sono, ma ribadire che sono solo poveracci che hanno trovato una missione su internet e che meriterebbero la nostra compassione se solo i loro crimini non fossero così orrendi.

Il secondo errore da non commettere è quello di mettere sullo stesso piano questi assassini e l’intera comunità musulmana. Le società europee sono abbastanza mature da capirlo perfettamente, ma per evitare che un giorno gli attentati possano accecare troppe persone dobbiamo ribadire che questi criminali rappresentano una parte infinitesimale degli europei di fede musulmana, e lo stesso vale per quelli che partono per combattere in Medio Oriente. Non dobbiamo dimenticare che il sogno delle organizzazioni terroristiche è quello di destabilizzare l’Europa creando una contrapposizione insanabile tra i musulmani e gli altri.

Per il resto è solo questione di buon senso, nervi saldi e azioni di polizia. Bisogna rafforzare la sorveglianza e i servizi segreti, creare una rete europea di coordinamento e riorganizzare il sistema carcerario evitando che i giovani sbandati entrino in contatto con i teorici del jihad.

Basterà? Sfortunatamente no, e ci vorrà molto tempo per superare questa emergenza. Intanto non dobbiamo mai smettere di denunciare i crimini commessi dai jihadisti contro altri musulmani in tutto il Medio Oriente. I jihadisti sono i veri nemici dell’islam, sono loro che uccidono, massacrano e violentano un numero spaventoso di musulmani. Difendere l’islam non significa ammazzare ebrei e vignettisti. Difendere l’islam significa attaccare i jihadisti, con forza quotidianamente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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