10 marzo 2015 08:46

Il primo novembre del 2006 Aleksandr Litvinenko stava prendendo il tè a Londra con due ex colleghi dell’Fsb (i servizi segreti russi) che gli avevano chiesto di aiutarli a creare un’azienda specializzata nella sicurezza.

Passato all’opposizione dopo aver accusato il Cremlino e Vladimir Putin di corruzione e manipolazione delle indagini di polizia, Litvinenko si era rifugiato nel Regno Unito, dove aveva stretto amicizia con gli indipendentisti ceceni e con l’eminenza grigia dell’ex presidente Eltsin, Boris Berezovskij, anche lui in rotta di collisione con Putin, e morto nel 2013 in circostanze ancora avvolte nel mistero.

Poco dopo aver bevuto il suo tè, Litvinenko era stato colpito da dolori così forti da rendere necessario l’immediato ricovero in ospedale, dove sarebbe morto tre settimane più tardi a causa di un avvelenamento da polonio-210, sostanza radioattiva estremamente tossica e molto difficile da individuare. Secondo la giustizia britannica i colpevoli dell’omicidio sono i due ex colleghi dell’Fsb, Andrej Lugovoj e Dmitrij Kovtun, ma la Russia si è sempre rifiutata di concedere l’estradizione per farli processare. Come se non bastasse, nella giornata di lunedì Putin ha addirittura dato un’onorificenza a Lugovoj, nel frattempo eletto deputato, “per i servizi resi alla nazione”.

Evidentemente il presidente russo, a cui non importa nulla delle reazioni per questa decisione, vuole manifestare la sua fedeltà nei confronti dei subordinati, come dimostra il fatto che nella stessa occasione è stato decorato anche Ramzan Kadyrov, l’uomo posto dal Cremlino alla guida della Cecenia dopo che l’esercito russo ne aveva stroncato le velleità indipendentiste. Oggi Kadyrov governa questa repubblica della Federazione russa con inaudita brutalità e uno spiccato senso degli affari.

La faccenda risulta paradossale se teniamo conto che Zaur Dadaev, unico dei cinque ceceni e ingusci accusati dell’omicidio di Boris Nemtsov ad aver ammesso la sua partecipazione, ha prestato servizio per dieci anni in un’unità delle forze speciali cecene. È tutto alla luce del sole. Dadaev, presunto assassino dell’ex vice primo ministro diventato oppositore di Putin, è stato sostanzialmente un sottoposto di Kadyrov.

In teoria, dieci giorni dopo l’omicidio di Nemtsov a pochi passi dal Cremlino, non sarebbe saggio attirare l’attenzione su questi legami, ma evidentemente Putin non ha paura delle critiche, e lo stesso vale per il suo amico Kadyrov. Dopo aver definito Dadaev un musulmano pio sconvolto dalle caricature di Charlie Hebdo approvate da Boris Nemtsov, il presidente ceceno ha rincarato la dose lunedì parlando di “vero patriota russo” e “soldato coraggioso e meritevole”.

Tutto questo ci lascia a bocca aperta. Lo scopo delle dichiarazioni e del conferimento delle onorificenze è, in una parola, agghiacciante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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