04 maggio 2015 09:04

Il Qatar oggi, l’Arabia Saudita domani. In Qatar François Hollande presenzierà alla firma di un contratto di vendita di 24 caccia Rafale per un totale di sei miliardi di euro, mentre in Arabia Saudita il presidente francese sarà l’ospite d’onore al vertice del consiglio di cooperazione del Golfo, l’organizzazione economica e militare che riunisce le monarchie petrolifere della penisola araba.

Se a questo aggiungiamo che il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian si trovava domenica negli Emirati Arabi Uniti per parlare di cooperazione strategica e dell’eventualità di un’altra vendita di Rafale, risulta evidente che le relazioni tra la Francia e i paesi sunniti del Medio Oriente non sono mai state così strette. Questo riavvicinamento è in corso nel Golfo ma anche in Egitto (che lo scorso febbraio ha acquistato da Parigi 24 Rafale) e più in generale in tutti i paesi sunniti, i cui governi hanno scelto di rivolgersi alla Francia da quando la loro fiducia negli Stati Uniti è sensibilmente calata.

I sunniti sono infatti convinti che gli americani stiano operando un cambio di alleanze a favore dell’Iran (grande potenza sciita della regione e loro comune nemico) come dimostrerebbero la determinazione con cui Barack Obama e il suo segretario di stato John Kerry hanno cercato un compromesso con Teheran sulla questione del nucleare e il rifiuto degli americani di punire con un intervento militare l’utilizzo massiccio di armi chimiche da parte del regime siriano, principale alleato regionale degli iraniani. Come Israele, anche i paesi sunniti avrebbero voluto che il compromesso sul nucleare (che comunque è ancora da definire) fosse stato molto più limitante per Teheran. Inoltre i sunniti hanno criticato la scelta di Washington di rifiutarsi all’ultimo minuto di bombardare le strutture militari del regime siriano per costringerlo a negoziare una transizione politica con l’opposizione, a maggioranza sunnita come il resto della popolazione siriana.

Agli occhi dei paesi sunniti tutto questo dimostra che gli Stati Uniti vogliono puntare sull’Iran in Medio Oriente, scegliendo un paese che è stato un loro grande alleato ai tempi dello scià prima di diventare un loro nemico giurato 35 anni fa. Oggi le monarchie petrolifere e l’Egitto vedono materializzarsi la cancellazione delle sanzioni economiche che soffocano l’economia iraniana e il conseguente arricchimento di Teheran, che potrebbe consolidare l’alleanza con l’Iraq, la Siria e il Libano e affermarsi come la principale potenza del Medio Oriente.

Uno scenario di questo tipo sarebbe un incubo per i sunniti, che di conseguenza hanno deciso di appoggiarsi alla Francia, di cui apprezzano la posizione dura nei confronti del regime siriano e di quello iraniano, la disponibilità alla vendita di armi e il peso diplomatico all’interno dell’Unione europea.

La prossima settimana Obama riceverà i leader dei paesi del Golfo alla Casa Bianca per rassicurarli, ma i sunniti avranno un asso francese nella manica da giocarsi durante un incontro in cui non ripongono una grande fiducia.

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