27 maggio 2015 08:46

Sullo slancio di una vittoria elettorale che nessun sondaggio aveva previsto, giovedì David Cameron partirà per un lungo viaggio europeo. In un solo giorno il primo ministro britannico incontrerà i leader di Danimarca, Paesi Bassi e Francia. Venerdì toccherà alla Polonia e alla Germania, poi al resto di quell’Unione da cui Cameron vorrebbe ottenere le concessioni che a suo dire gli permetterebbero di non chiedere ai britannici di votare “no” al referendum sull’adesione del Regno Unito all’Europa unita, in programma tra due anni.

Ogni paese è libero di avere le sue idee sull’Unione e di uscirne se lo ritiene opportuno. Cameron sta esercitando questo diritto, ma il problema è che non pone chiaramente le sue condizioni e sembra convinto che un ricatto sia più utile di un vero negoziato.

Questo non va bene. Un’uscita di scena del Regno Unito sarebbe una pessima notizia per l’Europa, che perderebbe un paese essenziale per la storia e la cultura europee. Economicamente e politicamente, l’Unione ne uscirebbe ridimensionata sulla scena internazionale. Anche se Londra ha sempre premuto sul freno durante la marcia verso l’unità politica, la brexit sarebbe un duro colpo.

Tuttavia è il momento di dire le cose come stanno a questo grande, grandissimo paese. È il momento di dire a Londra che la sua piazza finanziaria, quella City che assicura al regno una grande prosperità, è ostile alla brexit perché la sua forza non nasce tanto dal liberalismo britannico quanto dalla sua appartenenza all’Unione. Se Londra non fosse più una capitale europea ma solo la capitale del Regno Unito, la City non risulterebbe altrettanto attraente per gli investitori, e sarebbero i cittadini britannici a pagarne le conseguenze.

È il momento di ricordare al Regno Unito che il suo principale contributo all’Unione era il suo esercito, ma a causa dell’errore iracheno Londra si rifiuta di servirsene e lo lascia deperire. È arrivato il momento di dire al Regno Unito che non è più l’alleato privilegiato degli Stati Uniti, e lo sarebbe ancora meno se gli americani non potessero servirsi dei britannici per farsi sentire nell’Unione.

È arrivato il momento di dire al Regno Unito che il modo migliore per salvare la sua unità non è quello di uscire dall’Unione, anche perché la Scozia è estremamente legata all’unità europea. È arrivato il momento, infine, di dire al Regno Unito che fuori dall’Unione non avrebbe più alcuna possibilità di determinare le regole di un mercato comune che per la sua economia è assolutamente indispensabile.

Oggi dobbiamo ricordare tutto questo a David Cameron, dobbiamo parlare con chiarezza e far capire ai britannici che la scelta spetta a loro. L’Unione non vorrebbe veder uscire il Regno Unito, ma se Londra ci tiene così tanto a darsi la zappa sui piedi, che lo faccia pure.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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